ROMA TV: PERCHE' IL VOTO CONTRO LO STATUTO

Roma -

Lo scorso martedì 18 luglio si è tenuta l’ultima delle tre sedute di Senato Accademico, programmate per la discussione e approvazione del testo licenziato dalla “Commissione per l’adeguamento dello Statuto alla normativa vigente (legge n. 240/2010)”.

Abbiamo votato contro l’approvazione del nuovo Statuto, nonostante alcuni risultati ottenuti, poiché riteniamo non siano state colte le opportunità date dall’Autonomia, che la Costituzione ancora preserva, di attenuare il modello accentratore e l’assetto para-aziendalistico preteso dalla Riforma Gelmini, ampiamente contrastata all’interno e fuori dalla comunità universitaria. E’ stato l’unico voto contrario: la nostra è stata la conseguenza di un’ opposizione motivata, ma mai restia al dialogo, come sa chi ha seguito le nostre informative.

ENTRIAMO NEL CONCRETO DELLE MOTIVAZIONI:

  • lo Statuto nel suo complesso esaspera i contenuti della legge di riforma n. 240/2010, cosiddetta Gelmini, promuovendo un assetto di governance verticistico e accentratore, rendendo allo stesso tempo meno trasparenti e limpidi i meccanismi stessi del governo: uno Statuto da Antico Regime che pretende di essere spacciato per “moderno”, perché vicino alle logiche aziendalistiche!

  • Si è persa, dunque, un’altra occasione, questa volta relativa alla possibilità di disegnare un modello democratico e partecipativo teso a coinvolgere tutte le componenti accademiche dell’Ateneo. Un modello quest’ultimo, la cui efficacia proprio in termini di governance e leadership, tra l’altro, è sempre più riconosciuta.

  • riteniamo ingiustificata la scelta di imporre a tutta la Comunità Accademica un Consiglio di Amministrazione che per la quasi totalità dei suoi componenti non è elettivo. Inoltre, la selezione dei membri del Consiglio, eletti dal Senato all’interno di una ristretta rosa di nomi proposti dal Rettore, non dà alcuna garanzia in merito all’autonomia del Consiglio stesso rispetto al Rettore.

  • l’impianto dato al Consiglio di Amministrazione non tutela adeguatamente l’assetto pubblico dell’Università; al contrario si impone all’Università un modello di gestione aziendalista che, tra l’altro, manca di una puntuale assegnazione di reali responsabilità gestionali in capo ai massimi vertici dell’Ateneo

  • questo statuto non riconosce il ruolo e la professionalità del personale tecnico amministrativo (nella prima stesura ancora definito come “non docente”) di cui si ricordano le “responsabilità’ “ ma non si valorizzano le risorse, in particolare negli organi collegiali. La diminuzione del 50% dei rappresentanti del personale tecnico-amministrativo in seno al Senato Accademico penalizza oltremodo i lavoratori, laddove erano già fortemente sotto-rappresentati. Questa considerazione, naturalmente, va aggiunta al fatto che il personale non ha nessuna garanzia di avere un proprio rappresentante in seno al C.d.A. Anche se esiste uno spiraglio seppur minimo e tutto da conquistare, costruendo le condizioni politiche perchè questo si realizzi. Lo statuto approvato, difatti, prevede che “tra i cinque membri appartenenti ai ruoli dell’Ateneo…” , art. 3 punto b, (vedi Statuto allegato). Permane il dubbio, in ogni caso, se “il nominato” rappresenta chi lo propone, piuttosto che la categoria che avrebbe dovuto democraticamente eleggerlo.

  • quello appena approvato rischia di essere, inoltre, uno Statuto fortemente “conservativo”, che mantiene intatta la struttura attuale dell’Ateneo, basata sulle facoltà, nonostante la Riforma ne prevede la scomparsa con la creazione di macro-aree funzionali e scientifiche. Riteniamo dunque questa un’occasione persa perché non da un segnale di discontinuità rispetto al sistema attuale: una dicotomia tra il vecchio e il nuovo per mantenere inalterati gli equilibri tra i poteri interni.

  • si è voluto redigere uno Statuto “snello agile e limitato alla sola definizione di principi ispiratori”. Come presupposto avremmo potuto anche accogliere favorevolmente questa impostazione di massima ma, purtroppo, è venuta a mancare la possibilità di inserire nel testo un articolato normativo che avrebbe edificato le basi di un futuro operare virtuoso e partecipativo.

  • è stata negata, infine, l’approvazione referendaria del testo dello Statuto.

COSA ABBIAMO OTTENUTO:

Grazie all’assidua e caparbia presenza in tutti i momenti cruciali della vita politica della nostra Università siamo riusciti, come USB, a strappare alcuni risultati molto positivi per il personale tutto, che vanno qui ricordati e accolti come l’aspetto positivo del rapporto, pur conflittuale, con il Rettore e con i vertici del nostro Ateneo.

- La conferma del prezioso risultato conquistato nel corso della nostra audizione con la Commissione Statuto (vedi comunicato:

rdb.uniroma2.it/index.php/archives/1678

) che, accogliendo quanto già indicato nel vecchio Statuto, conferma il peso elettorale del personale nella elezione del Rettore (20% del personale tecnico-amministrativo votante). Un dato, come sapete, non scontato. Si era seriamente corso il rischio di tornare indietro.

- Nel testo dello Statuto, che accoglie la richiesta di una nostra mozione (vedi

rdb.uniroma2.it/index.php/archives/1154

), si fa sempre menzione al personale definendolo finalmente per quello che è, e non per difetto, ossia per quello che non è (personale NON DOCENTE).

- All’art. 20 com. 3 punto e, siamo riusciti, grazie anche alla collaborazione dei professori giuristi presenti in Senato, ad introdurre un emendamento che prevede – nelle more dell’organizzazione amministrativa degli uffici dell’Ateneo – oltre alle esigenze dell’utenza, anche la tutela dei diritti garantiti dal contratto dei lavoratori dell’Università.

INFO:

rdb.uniroma2.it

Luglio 2011

Il Coordinamento USB “Università Tor Vergata”