A SIENA: I BARONI ANTICIPANO LA GELMINI MA I LAVORATORI NON DORMONO

Siena -

MOZIONE ASSEMBLEA DEL PERSONALE DELL’UNIVERSITÀ DI SIENA

Le lavoratrici ed i lavoratori dell’Università di Siena riuniti in assemblea in data 21 dicembre 2010 approvano la seguente mozione.

Condanniamo in modo fermo la decisione del Rettore e del Direttore Amministrativo di applicare, nel bilancio di previsione 2011, la decurtazione del fondo per le Fondo per le progressioni economiche e per la  produttività collettiva e individuale sulla base di quanto rilevato dalla relazione amministrativo contabile del MEF. La stessa Amministrazione ha chiarito che la somma intera da recuperare non è ancora stabilita in modo definitivo.

La decisione di recuperare ricade sulle nostre teste e nelle nostre vite ingiustamente senza tenere conto delle responsabilità effettive di chi ha agito irregolarmente sul fondo.

La decurtazione produrrà la sospensione del salario accessorio da gennaio 2011 e quindi un impoverimento del personale tecnico amministrativo, ma soprattutto metterà a serio rischio l’organizzazione del lavoro.

Il personale è già sottoposto a carichi di lavoro maggiori da due anni, si veda la situazione delle biblioteche – 30% del personale per un servizio importante che da anche maggiori punti nella ripartizione del FFO, e tutto questo senza avere avuto nessun riconoscimento in più.

Ora si vorrebbe che il personale, con carichi di lavoro che aumenteranno ulteriormente, a causa dei pensionamenti, della mobilità esterna e dei comandi, si rassegnasse alla situazione attuale che noi non abbiamo determinato.

La minaccia delle perdita dei posti di lavoro a causa del “buco”, oltre ad essere di basso livello, svia dalla reale situazione in cui ci troviamo. Se di perdita di posti di lavoro si parlerà questo sarà a causa di coloro che ci hanno portato in questa situazione. Nessuno però ha ancora pagato per gli illeciti che ha commesso e questo è quello che lascia più esterrefatti.

Il paradosso sarebbe che qualcuno perdesse il lavoro perché l’università “muore” e che non si sia ancora scritto nero su bianco il nome dei suoi “assassini”.

La tutela dei nostri diritti minimi non può essere presa come causa del fallimento dell’Ateneo, abbiamo già perso le progressioni economiche orizzontali, che per chi guadagna 1.200 in media sarebbero state tanto, ma ora non accetteremo di perdere altro.

Chiediamo l’azzeramento di tutte le indennità di carica, partendo da quella del Rettore, chiediamo l’azzeramento dei gettoni di presenza negli organi di governo, la decurtazione del compenso per i revisori e chiediamo una revisione dell’inquadramento della fascia retributiva del Direttore Amministrativo.

Il risparmio che si genererà venga utilizzato per borse di studio a favore degli studenti vera missione per cui tutti lavoriamo in questa università.

Chiediamo di essere partecipi delle future decisioni sul piano di risanamento per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, dei servizi e di tutte le questioni che riguardano le politiche sul personale.