BARI: ORGOGLIOSI DI ESSERE MINORANZA DI QUESTE RSU E OO.SS.
ORGOGLIOSI DI ESSERE MINORANZA DI QUESTE RSU E OO.SS.
Nella nota (allegata) a firma di CISL, UIL, CONFSAL-CISAPUNI ed una non meglio identificata Maggioranza della RSU (?), inviata il 15 febbraio 2013 al personale tecnico-amministrativo ci sembra doveroso sottolineare che, a giudicare dalle affermazioni riportate nel documento, i colleghi non abbiano letto attentamente il comunicato con il quale abbiamo dato notizia a lavoratrici e lavoratori della sottoscrizione in data 11 Febbraio dell’accordo in materia di “Progressione Economica all’interno della Categoria” da parte di CGIL, CISL, UIL, CONFSAL-CISAPUNI e R.S.U. e del ritiro della nostra firma.
Ci viene contestata la mancata firma dell’accordo e l’indizione del referendum dopo quasi tre anni (da cosa? L’ipotesi definitiva ci è stata sottoposta solo il 24 Gennaio u.s. e solo allora abbiamo avuto in mano un documento concreto) e di non aver proposto alternative: è chiaro: non ci sono alternative, o meglio: prendere o lasciare!!!
Ci è riconosciuta (bontà loro) la partecipazione a tutte le fasi relative alla redazione del Regolamento sulla PEO. Ma non si dice tutto: il testo del Regolamento preparato dalla RSU e dalle OO.SS. nel 2010 prevedeva, con una serie di pesi e contrappesi, la possibilità della progressione per tutto il personale tecnico-amministrativo, sia pure nell’arco di tre anni.
Non si dice che, in sede di sottoscrizione dell’ipotesi di contratto, noi proponemmo alla parte sindacale un’assemblea dei lavoratori, affinché fossero questi a decidere, in una situazione completamente cambiata e con un impatto fortemente negativo, considerato che oggi la reale possibilità di progressione è ridotta a una percentuale minima di lavoratori, ben lontano dalla garanzia estesa a tutti, fosse anche diluita nel tempo.
Avevamo infine chiesto un breve rinvio della firma per permettere alla nostra comunità di continuare ad esprimersi. Anche questa opzione ci è stata negata, dall’amministrazione e, soprattutto, dai rappresentanti sindacali di CISL, UIL e CONFSAL-CISAPUNI che, in quanto in possesso di delega piena da parte di lavoratrici e lavoratori, facevano osservare di non aver bisogno di chiederne il parere.
Ma se questo discorso ha validità per le Organizzazioni Sindacali, come la mettiamo per la R.S.U?
A chi deve rispondere la R.S.U.?
Evidentemente, hanno considerazione degli stessi solo quando ne chiedono il consenso elettorale.
La distanza tra chi rappresenta e i rappresentati sta raggiungendo un livello d’allarme mai visto prima. Soffocando la democrazia nei luoghi di lavoro, si ostacola il processo che fino ad oggi ha permesso a tutti noi di raggiungere gli obiettivi prefissati, svolgendo al contempo un ruolo sociale importante per l’intera comunità.
Sia chiaro che le scelte che escludono ogni confronto con i lavoratori sono pratiche che noi non accetteremo mai.
I dispositivi di applicazione delle nuove regole contrattuali (di Brunettiana memoria), messe diffusamente in pratica e supinamente accettate dalle Organizzazioni Sindacali a livello nazionale e locale, sono stati assimilati completamente e producono guasti irreparabili sui luoghi di lavoro.
Piuttosto si dica quale ruolo vuole avere il Sindacato, nel momento in cui i dipendenti pubblici sono sotto attacco da tutti i punti di vista, in nome di una fantomatica crisi che fanno pagare sempre ai soliti e ai più deboli e dove i valori che ci vengono proposti quotidianamente sono competitività e aggressività, contro la solidarietà e la dignità.
Una classe dirigente mediocre, che usa strumentalmente il termine meritocrazia per chi sta sotto, cercando di convertirci tutti a questa nuova religione, a cui si aggiungono sacerdoti e credenti ogni giorno anche tra sindacalisti locali, non ci convincerà mai.
Il sindacato che ha come obiettivo di raggiungere gli accordi a tutti i costi, non ci interessa. Ci ribelliamo all’idea di rappresentanti sindacali ridotti a meri contabili per conto di chi ha dichiarato guerra solo ai poveracci, nascondendosi dietro la presunta inviolabilità dei vincoli normativi.
Ritirando la nostra firma, rispettando la volontà di coloro che hanno partecipato al referendum (strumento di democrazia diretta che, nel corso dell’assemblea convocata dalla UIL il 18 febbraio u.s., un rappresentante sindacale della CISL ha definito una pagliacciata), abbiamo voluto valorizzare il principio che gli accordi sindacali vanno sempre sottoposti al vaglio dei lavoratori, soprattutto quando i provvedimenti non soddisfano la totalità degli aventi diritto.
Spetta a noi tutti scegliere da che parte stare, se con loro o contro di loro, se accettare la nuova governance ed avere le mani legate o rifiutarla. Se sapremo dare una risposta unitaria, potremmo riaggregare i lavoratori, mettendo al centro la solidarietà ed i bisogni della persona.
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