BRAVO MINISTRO ! MA ORA PERSEVERA E VAI OLTRE !

Roma -

 

Riportiamo testualmente l’articolo comparso sul “Sole 24 Ore” del 7 Luglio u.s.

UNIVERSITÀ -Esami truccati a Bari, il Governo è parte civile - Al. Tr.

II Ministero dell’Università si costituirà parte civile contro la “compravendita” di esami all’ateneo di Bari.    L’annuncio è arrivato ieri dal ministro Fabio Mussi, che — in una lettera inviata all’Avvocato generale dello Stato — segnala “la necessità che l'Avvocatura segua con attenzione la vicenda, al fine di disporre, nel momento processualmente idoneo, la costituzione di parte civile del ministero”. Il caso delle presunte irregolarità nella facoltà di Economia dell’ateneo barese è esploso martedì scorso, in seguito a un’operazione dei carabinieri svolta nell’ambito delle indagini sulla compravendita di esami gestita dal personale amministrativo dell’università. L’operazione è scattata dopo che un dipendente in pensione dell’università era stato sorpreso a intascare mille euro da una studentessa.

 “Questi episodi — ha scritto Mussi nella lettera indirizzata all’Avvocatura — producono un danno all’immagine di serietà degli studi e dei titoli rilasciati dal sistema universitario italiano.

Si tratta di  valori — ha concluso — che questo dicastero ha il dovere istituzionale di tutelare».

Finalmente un politico che intende affrontare la “questione morale” con atti concreti, e non con le solite chiacchiere al vento.

Una volta tanto possiamo dire di condividere un valore nientemeno che col Ministro dell’Università.     Non ci dispiace, ed, anzi, ci stimola alcune considerazioni che, volentieri, allo stesso Ministro – ed al personale degli atenei – indirizziamo.

E’ giusto e sacrosanto iniziare a togliere un po’ di sporco dal sottobosco che pullula in ogni ateneo. Spesso abbiamo assistito – e denunciato – ad episodi che, per adoperare garbati eufemismi, appartengono all’ormai “abituale” malcostume. Sempre siamo stati – non solo noi, per carità… - bellamente ignorati. L’uso distorto e truffaldino dell’istituzione Università non è infatti cosa nuova, e sempre abbiamo atteso qualche segnale, da parte delle massime autorità, che indicasse un’attenta visione di ciò che realmente si svolge negli atenei.

Attesa vana, ahinoi. Questo segnale non è mai arrivato.

I vari politici che hanno governato l’Università – indifferentemente dal colore politico di appartenenza – si sono sempre preoccupati di non intralciare i traffici che, all’interno delle “autonomie”, sempre si sono svolti. Anzi, si sono vieppiù premurati di rafforzare i poteri, pardon le “autonomie”, baronali che garantiscono proprio questi loschi traffici.

Evviva, dunque, il nuovo Ministro dell’Università.

Ma attenzione! Sarebbe davvero sciocco tanto impegno e spiegamento di energie ministeriali se ci si limitasse a colpire duramente i “ladri di polli”.

Caro Ministro, da Lei ci aspettiamo ben altro.

I mali dell’Università hanno diversi nomi ed origini, e quasi tutti riconducibili alla gestione baronale degli atenei (oltre a miopi politiche governative che, speriamo, si vogliano finalmente correggere…).

Concorsopoli.

È il primo e più conosciuto neologismo che tutti potrebbero immediatamente citare.

Non lo spieghiamo nemmeno, tanto è noto a coloro che lavorano e/o frequentano in Università, ed anche fuori dall’Università.

Sono ormai parecchi gli atenei che vedono propri accademici indagati ed in attesa di giudizio per truffe e/o piccole “associazioni” finalizzate all’assunzione o alla promozione di docenti amici.

Un “sistema” antico e talmente radicato che anche l’ultimo arrivato sa perfettamente quale docente, come e quando, sarà “reclutato” o  “promosso” con lo “scorrimento di fascia”.

Nota Bene: il “sistema” è altrettanto valido ed applicato al personale tecnico amministrativo…

È sufficiente assistere ad un qualsiasi Consiglio di Dipartimento: le discussioni più “vivaci” sono quelle in cui i vari baroni si spartiscono i “punti organico” destinati ai docenti. Lì si stabiliscono  fin da subito i nomi dei fortunati prescelti. Non è poi un caso, né rimane da scandalizzarsi, se c’è chi avanza addirittura la richiesta di abolire lo stesso sistema concorsuale.

I “baroni” si sentono ancora fin troppo “impacciati” (sic!) da esso!

Noi, dal canto nostro, speriamo che ciò non avvenga mai. Anzi…

La Magistratura indaga. L’Università…?

Il “sistema” è finalmente diventato oggetto di indagine. Bene.

Almeno fino a che esiste una parvenza di sistema concorsuale, ed in attesa dei pronunciamenti delle varie Procure e Tribunali interessati al gran numero di scandali legati a “concorsopoli”, crediamo sia giusto punire e correggere questo abuso ed il sistema stesso che lo ingenera.

Se la Giustizia è già all’opera, e prima o poi (speriamo presto) emetterà i suoi verdetti restituendo così un minimo di dignità all’Istituzione, ancora più appropriata ci parrebbe una partecipazione del Ministero dell’Università – anche in questo caso in forma di “Parte Civile” – a garanzia ed a monito futuro sulla trasparenza del sistema universitario ed a tutela degli stessi titoli da questi rilasciati.  Se, infatti, viene promosso un asino (ma ben ammanicato col suo “barone” di riferimento) ai ranghi accademici più alti, lo stesso insegnamento da esso trasmesso non può certo rassicurare sulla bontà del sapere discente.    L’interesse del Ministero, ancor più che col caso delle “mazzette” baresi, è quindi più che legittimo.

Il Ministro ed i Rettori.

Nella nostra limitatezza, con tutta la nostra umiltà ed anche tutta la nostra presunzione, in più occasioni abbiamo proposto ai rettori degli atenei coinvolti in indagini – e processi – di “concorsopoli” di costituire l’Ateneo come “Parte Civile”.   Ma noi siamo piccoli, appunto…

La risposta ricevuta è facile da immaginare:            Cane non morde cane.             Anzi…

Abbiamo registrato casi in cui alcune persone coraggiose, che hanno avuto il “torto” di riportare le notizie - già comparse sulla stampa nazionale – di questi scandali e dei relativi indagati, sono state – e sono tuttora – sottoposte a procedimenti disciplinari.

Il rettore non gradiva la cattiva pubblicità. Non è assurdo tutto ciò?

Anche l’adozione di un “codice etico” sembra loro persino  “rivoluzionario”…

Tuttavia vogliamo credere che ancora si possa cambiare.

Probabilmente è necessario che qualcuno “suoni la carica”,  altrimenti nulla si muoverà mai.

Per questo crediamo che un intervento mirato del Ministro,

 

con la costituzione di parte civile in questi procedimenti,

 

rappresenterebbe davvero il più forte segnale politico di cambiamento.

Un cambiamento ormai sempre più urgente, oltre che necessario.