CCNL: NELLE UNIVERSITA' SALTA IL BONUS PEREQUATIVO
A più di un mese dalla firma del CCNL Istruzione e Ricerca, cominciano a sentirsi gli effetti negativi del nuovo CCNL.
Non basta aver capito che gli arretrati del contratto firmato provvisoriamente alla vigilia delle elezioni politiche e poi in via definitiva durante le elezioni RSU sono vere e proprie elemosine.
Al danno si aggiunge anche la beffa, perché ai dipendenti universitari non verrà pagato con lo stipendio di maggio il famoso “elemento perequativo”.
Quella perequazione “a tempo” (perché prevista solo fino alla scadenza del CCNL: 31.12.2018) inventata per permettere alle fasce reddituali basse di continuare a percepire il bonus Renzi, così da evitare che con il rinnovo del contratto il loro stipendio diminuisca, anziché aumentare.
La giustificazione del ritardo, data ai lavoratori, parla di sopravvenuti problemi “tecnici”.
In effetti, il Consorzio Interuniversitario Cineca, che attraverso piattaforme informatiche supporta le attività della comunità accademica e del MIUR tra cui gli stipendi del personale, non è in grado di elaborare il calcolo delle voci dell’elemento perequativo soggette a tassazione che, probabilmente, sono diverse da quelli incidenti sul bonus Renzi e ancora sugli ordinari incrementi contrattuali (sempre di mancetta si tratta…ma non la pagano neppure).
L’ennesimo elemento che dimostra la leggerezza e l’ipocrisia con cui i sindacati confederali hanno firmato il nuovo CCNL.
Un Contratto Nazionale, ormai prossimo alla scadenza, firmato in fretta e furia, che elargisce caritatevoli aumenti che non possono neppure essere distribuiti nella loro totalità, perché serviva a fare propaganda elettorale, prima per i partiti e dopo per i sindacati complici.
Questa nuova “perla” prodotta dal nuovo CCNL, si somma ad altre che stanno emergendo e che doverosamente continueremo a segnalare, avanzando proposte alternative per un salario dignitoso.
Hanno svenduto tutto e non hanno neppure portato a casa il risultato, che aspettiamo a mollarli?