CONTRO L'AUTONOMIA E LA PRIVATIZZAZIONE DELL'UNIVERSITA' STUDENTI IN RIVOLTA IN FRANCIA

su Liberazione del 10/11/2007

di Luca Sebastiani

Roma -

RIVOLTA DELLE UNIVERSITÀ CONTRO LE RIFORME SARKÒ

Francia, nuovi guai per il presidente. Gli studenti in sciopero contestano il provvedimento che permetterà alle facoltà di "auto-privatizzarsi"

Sarà pure minoritario come dice la maggioranza presidenziale, quel che è certo è che il movimento che sta investendo le università francesi è stato in grado di mettere in stato d'allerta il governo.

Dopo giorni di silenzio, ieri la ministra dell'Insegnamento superiore ha sentito finalmente il bisogno d'intervenire per illustrare la posizione di fermezza dell'esecutivo verso una protesta che ha definito meramente «politica». Per contrastare l'allargarsi delle occupazioni e degli scioperi a nuovi atenei, Valérie Pécresse ha anche lanciato un appello agli studenti contrari al blocco delle attività didattiche, invitandoli a partecipare alle assemblee di queste ore per «far intendere la loro voce». I giovani dell'Ump, il partito del presidente Nicolas Sarkozy, hanno subito risposto e cominciato ad organizzare i comitati antioccupazione.

Finora le università in sciopero non sono tantissime. Dodici per la ministra e una trentina per gli studenti. La paura del governo di François Fillon, però, è che la protesta ha assunto una dinamica positiva proprio a ridosso di una settimana che si preannuncia nera per l'esecutivo. Martedì inizia infatti lo sciopero ad oltranza dei lavoratori dei trasporti pubblici che molto probabilmente durerà fino al 20, quando ad entrare in sciopero per un'intera giornata saranno i dipendenti della funzione pubblica. Scuola, poste e telecomunicazioni comprese.

Gli cheminots scendono in piazza contro la cancellazione dei loro regimi speciali di pensione, mentre il pubblico impiego contro la riforma dell'amministrazione pubblica e per il potere d'acquisto. Ma se le rivendicazioni sono differenti, i sindacati non nascondono la loro intenzione di costruire un movimento sociale interprofessionale, in grado di far arretrare l'esecutivo. Il fatto che la protesta studentesca contro la riforma dell'università possa confluire in un movimento più ampio, inquieta non poco il Primo ministro. E a ragione, perché le inquietudini sono confermate dal fatto che all'assemblea degli studenti dell'Università di Nanterre a Parigi abbiano partecipato anche alcuni cheminots.

Nonostante Fillon abbia confermato in queste ore la sua intenzione di voler andare avanti senza più concessioni su ognuno dei fronti di riforma, evidentemente quello che sta avvenendo tra le organizzazioni studentesche lo deve aver turbato non poco e risvegliato in lui il ricordo di quello che successe l'anno scorso in occasione del movimento contro il Contratto primo impiego (Cpe). Finora, infatti, alla testa del Comitato studentesco contro l'autonomia delle università (Cecau) che ha guidato le prime occupazioni, c'erano sindacati studenteschi abbastanza minoritari e d'orientamento radicale. Mercoledì, invece, dopo l'incontro avuto con la ministra dell'Educazione superiore anche l'Unef ha raggiunto ufficialmente la protesta.

L'Unef, maggioritario, è il sindacato che era riuscito a guidare vittoriosamente la protesta contro il Cpe voluto dall'allora governo di De Villepin e, ora che è entrato nel movimento, l'esecutivo ha guadagnato un temibile nemico e perso una sponda nel mondo studentesco. L'organizzazione riformista è stata l'interlocutore privilegiato della Pécresse per la messa a punto della legge sulle libertà e le responsabilità delle università (Lru). Prima che lo scorso 10 agosto il dispositivo fosse approvato, l'Unef aveva ottenuto dalla ministra la soppressione di due delle misure più esplosive - la selezione all'entrata e l'aumento delle tasse d'iscrizione - per poi assumere un profilo basso. Vedendo però in questi giorni una fetta dei propri aderenti partecipare attivamente all'occupazione degli atenei, alla fine l'organizzazione ha rotto gli indugi e chiamato «all'allargamento del movimento».

Le proteste del Cecau sono rivolte contro una riforma di cui chiedono semplicemente la soppressione. La legge approvata quest'estate introduce negli atenei francesi l'autonomia di bilancio e la possibilità di reperire autonomamente i mezzi finanziari necessari alle loro attività di ricerca. Il timore degli studenti è che invece si tratti di una misura che non garantisce l'equità e che crea invece un sistema universitario a più velocità, con atenei di serie a e b. Inoltre l'accesso dei «mecenati» nella ricerca rischia di subordinarne la libertà alla legge del profitto.

L'Unef, da parte sua, giudica «irrealista» la soppressione pura e semplice della legge. Sa bene che il governo ha la forza necessaria di mantenerla così com'è grazie all'appoggio dell'opinione pubblica e di parte del mondo universitario. Per questo Bruno Julliard, il presidente dell'organizzazione e leader del fronte anti Cpe, ha preferito attaccare l'esecutivo sulle promesse non mantenute, su quelle contropartite avanzate quest'estate al momento del voto della legge.