Cornuti e mazziati

Bologna -

Il Rettore nella sua comunicazione del primo aprile rivolgendosi agli studenti comunica che:

“Per ciò che concerne le Biblioteche, contiamo d’altro canto che le attuali riduzioni nell’orario di apertura possano presto venir meno, grazie alla riapertura delle scuole che ridurrà le difficoltà del nostro personale bibliotecario con figli piccoli.”

pur confidando che si tratti, complice la data, di un’espressione di tardiva goliardia, osserviamo che:

  • È inaccettabile additare una categoria di lavoratori come responsabile di scelte altrui.
  • Le misure citate sono finalizzate al contenimento della pandemia e non alla conciliazione vita/lavoro del personale, questo dovrebbero saperlo, se non il Magnifico Rettore, almeno i vertici della nostra Amministrazione.
  • Il personale delle biblioteche, insieme a tutti quei colleghi che operano a stretto contatto con il pubblico, è quello più esposto ai rischi del contagio, per numero di contatti giornalieri (non vi è limitazione degli accessi per accedere ai servizi, ma solo per quanto riguarda i posti di lettura/consultazione, in altri atenei è in vigore la prenotazione anche per il semplice prestito), per promiscuità delle attrezzature e delle postazioni di lavoro, per gestione diretta di documenti potenzialmente vettori del virus, ecc..

aggiungiamo inoltre che:

  • Le biblioteche dell’Università di Bologna sono rimaste regolarmente aperte anche all’inizio dell’anno scorso, quando all’insorgere della pandemia quelle delle Università di Modena e Ferrara erano chiuse e il numero dei contagi era superiore a Bologna che in quelle province.
  • Le biblioteche universitarie non sono mai state chiuse se non nel periodo di stretto lockdown, continuando a garantire l’accesso ed i servizi per la propria utenza istituzionale.
  • Da oltre un anno, tale situazione comporta un notevole carico di lavoro per il personale, citiamo solo la continua offerta di nuovi servizi per rispondere alle esigenze dell’utenza e l’adozione delle misure di prevenzione, che non è un vezzo dei bibliotecari, ma una necessità per salvaguardare la salute di tutti e costituisce un evidente aggravio delle condizioni di lavoro.
  • L’età media della categoria è tra le più alte in Unibo, dato che da molti anni i bibliotecari sono il fanalino di coda in ateneo per quanto riguarda le assunzioni, pertanto il personale con figli piccoli non è certo numericamente consistente.
  • Gran parte del personale è in presenza o usufruisce di giornate di lavoro da remoto in modo assai limitato.
  • Si sono verificati diversi casi di covid-19 tra il personale dell’area biblioteche.

Eppure in questo contesto le attenzioni dell’Amministrazione sono tutte rivolte altrove e le esigenze della categoria sono vissute con insofferenza se non fastidio.

Non rivendichiamo una pacca sulla spalla o un tardivo elogio a buon mercato, ma misure concrete:

  • Una politica assunzionale adeguata.
  • Possibilità di carriera.
  • Riconoscimenti economici (quando si tratta di incentivi, l’Amministrazione ha a cuore ben altre categorie).

 

USB  PUBBLICO IMPIEGO - Università di Bologna