Economia di guerra e ruolo dell'Università Pubblica
Quanto successo al Politecnico di Torino, dove è stato riesumato un esame del 2021 dal titolo: “progettazione di veicoli aerospaziali per studiare gli effetti aerodinamici dello sgancio di ordigni in un bombardamento al confine tra Siria e Iraq”
(leggi qui ⇒ la notizia) apre la discussione sul ruolo che si vuole dare al sistema universitario pubblico nella costruzione di un’economia di guerra sempre più preponderante.
In un contesto caratterizzato da guerre militari e economiche tra loro collegate, quest’ultimo caso, così come la partecipazione del Politecnico al progetto FRONTEX europeo e alla costruzione del Polo dell’aerospazio di Torino in collaborazione con la Soc. Leonardo, chiude un cerchio preoccupante e non bastano le promesse fatte dal Rettore (Prof. S. Corgnati), al movimento che nel 2024 ha chiesto con occupazioni pacifiche di interrompere tutte le relazioni con Israele e con i fabbricatori di armi.
L’interpellanza presentata per denunciare questa deriva nella seduta del Senato Accademico del 13 febbraio u.s. da un gruppo di operatori, a nostro avviso, ha ricevuto risposte insufficienti.
L’impegno emerso dal Senato accademico di prestare maggiore attenzione all’applicazione del codice etico anche alla didattica e non solo ai progetti di ricerca, se in apparenza può sembrare positivo, in realtà nasconde la sola volontà di difendere l’immagine di un Ateneo sempre più nelle mani dei privati e delle Fondazioni bancarie.
Riteniamo opportuno che anche il Politecnico di Torino, così come tutto il mondo accademico, debba rimodulare i propri statuti, istituendo commissioni etiche largamente rappresentative e titolate a dare pareri vincolanti nella scelta di progetti di ricerca e di attività didattiche, così da allontanare l’Ateneo dalle collaborazioni con Paesi che fomentano le guerre e da tutte le aziende che le armano.
Paolo Barisone
Delegato USB Politecnico di Torino