Firmato all'ARAN il rinnovo del CCNL del comparto Istruzione e Ricerca. Trattativa antidemocratica per un bruttissimo contratto
Sullo schema già sperimentato con le Funzioni Centrali, ieri abbiamo assistito alla ormai consueta accelerazione della trattativa ferma da settimane e mai veramente decollata, che ha portato nell’arco di 18 ore alla firma dell’ennesimo contratto a perdere per i lavoratori pubblici.
Una trattativa vergognosa svolta su due tavoli, uno con le confederazioni complici di CGIL CISL e UIL e le loro organizzazioni della Scuola e l’altro ritenuto dall’ARAN marginale, con tutte le altre organizzazioni sindacali comprese quelle di CGIL CISL e UIL di Ricerca e Università. Una modalità intollerabile da parte dell’ARAN, nonché dei sindacati che vi si sono prestati, che ormai si sceglie gli interlocutori alla faccia di tutte le normative vigenti, contrattuali e non. Chi si pone in modo conflittuale o anche se solo si differenzia dal pensiero unico che accomuna Governo e sindacati collaborazionisti, si vede negata la possibilità di svolgere il proprio ruolo e la funzione che i lavoratori e le norme gli hanno attribuito. Si è passato il limite, quello che è successo in questa trattativa è un fatto gravissimo! Uno schiaffo alla democrazia sindacale, uno schiaffo a tutti quei lavoratori, e non sono pochi, che sono rappresentati da altre Organizzazioni Sindacali o che non possiedono tessere.
Una modalità del genere, che non esitiamo a definire vergognosa, non poteva che produrre un pessimo contratto. Innanzitutto un contratto che nasconde quattro contratti diversi che si identificano nei vecchi comparti di contrattazione (Scuola, Ricerca, Università e AFAM) e nonostante ciò sacrifica molte specificità che invece avrebbero dovuto essere difese perché i settori in questione vivono proprio di quelle. Nei prossimi giorni entreremo nel merito delle singole sezioni, per il momento ci limitiamo ad osservare il dato generale. Ormai è chiaro che questa tornata di rinnovi nel pubblico impiego non risponde affatto alle aspettative dei lavoratori che hanno sofferto otto anni di blocco, ma risponde alle esigenze governative di introdurre le riforme che da Brunetta in poi hanno tartassato i dipendenti pubblici. Infatti nella parte comune del contratto si introduce il nuovo codice disciplinare, la differenziazione dei salari in base alla valutazione individuale, le misure per “disincentivare elevati tassi di assenza del personale”, ed altro ancora. Nessuna risposta alle esigenze dei lavoratori. Non una parola sugli ordinamenti, tutti rimandati anche con questo contratto ad una fantomatica commissione; nessun recupero alla contrattazione delle materie fondamentali.
La parte economica è in linea con l’elemosina che il Governo ha stanziato per tutti i lavoratori pubblici: il 3,48% contro un’inflazione che dal blocco ad oggi ha prodotto una perdita salariale del 13%.
Non sarà la decina di euro lordi che sono stati aggiunti, fra l’altro solo alla retribuzione dei docenti della Scuola, a farci gridare al “buon contratto”! Così come riteniamo scandaloso aver replicato l’assurdo contrattuale di un elemento perequativo per i livelli più bassi a carattere temporaneo e non pensionabile, peraltro pagato sacrificando due mesi di aumento di tutti gli altri lavoratori.
In sostanza, un rinnovo contrattuale che rappresenta uno spartiacque, un vero cambio di fase con una modifica radicale del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici.
USB conferma il proprio NO a questi rinnovi contrattuali e rilancia le iniziative in difesa della democrazia sindacale.
Dopo aver inviato formale diffida al Presidente dell’ARAN a firmare definitivamente il CCNL delle Funzioni Centrali che contiene la norma antidemocratica di accesso al secondo livello di contrattazione riservato ai firmatari, stiamo convocando delle grandi assemblee sul nostro NO a questi contratti, il 17 febbraio a Bologna per il centro nord, successivamente a Napoli per il centro sud, per concludere con un appuntamento nazionale a Roma prima delle elezioni RSU di aprile.
Esecutivo USB PI