I RETTORI PER IL DIALOGO COL GOVERNO. MA NON LA RdB....
25 luglio 2008 - da La Repubblica
Tagli del governo nelle università ora i rettori sono pronti al dialogo Pasquino: no al muro contro muro. Critici i sindacati
di BIANCA DE FAZIO
Napoli - Hanno lanciato strali contro i provvedimenti economici del governo.
Hanno minacciato lo stop delle attività didattiche e di ricerca. Hanno sottoscritto documenti di denuncia e di protesta.
Ma adesso i rettori delle università italiane, e di quelle campane, sospendono la mobilitazione fino all´autunno.
Puntano sulla trattativa col ministro Gelmini, sui tavoli di confronto, più che sulla protesta a viva voce. Sperano che rientri loro in tasca, in qualche modo, quel che il collegato alla Finanziaria taglia drasticamente. Ieri mattina si è riunita la Crui, la conferenza dei rettori, ed ha ribadito la "valutazione fortemente negativa sul significato complessivo del provvedimento" varato dal governo.
"Un provvedimento - spiegano i rettori degli atenei campani - che penalizza soprattutto le università di regioni economicamente deboli".
Si ipotizza la trasformazi ne degli atenei in fondazioni di diritto privato, ad esempio, ma "qui da noi sarebbe un´operazione impossibile, visto il contesto sociale ed economico". "Qui a Salerno - racconta il rettore Raimondo Pasquino, che è anche vicepresidente della Crui - abbiamo una Fondazione. Ma in 7 anni nessuno è venuto a darci un soldo.
E non è solo un problema nostro: persino il Politecnico di Milano rifiuta l´idea di reggersi grazie ad una fondazione". I rettori campani si sono incontrati ancora ieri, per ribadire il loro no alla manovra, ma poi si sono allineati alla scelta della Crui: procedere adagio. Bocciare, ad esempio, almeno per il momento, l´ipotesi avanzata anche qui da noi di presentare, tutti i rettori insieme, le dimissioni dai loro incarichi.
"Abbiamo preferito la via del dialogo - spiega Pasquino - Non è il momento del muro contro muro.
Ma non c´è alcun ammorbidimento da parte nostra nei confronti delle scelte del governo. Vogliamo, però, dialogare con il Paese, far capire a tutti che le università, visti i tagli, non potranno sopravvivere. Ma lo vogliamo fare col garbo di chi sceglie il dialogo".
"Stiamo spiegando le nostre ragioni", aggiunge Pasquino, "ci stiamo facendo interpreti del disagio dei giovani, ad esempio: di concorsi non potremo farne più, e non ci sarà posto per i giovani ricercatori. Ma è necessario che anche le famiglie lo capiscano, e che si sforzino, con noi, di far ragionare il mondo della politica: se le università non saranno più pubbliche, per molte famiglie sarà impossibile mantenere i figli agli studi".