Le minacce del Piano Colao sull'Università
Da alcuni giorni è stato pubblicato il PIANO COLAO per il rilancio del Paese, messo in ginocchio dall'emergenza COVID-19 e soprattutto dalle politiche passate e presenti.
Il prodotto della task force guidata appunto da Colao, incaricato della predisposizione dal Premier Conte, tocca anche il mondo accademico.
In particolare, una delle 6 aree di azione del piano di rilancio è proprio quella che riguarda “Istruzione, Ricerca e Competenze”, indicati come fattori chiave per lo sviluppo.
Il Piano Colao prevede un percorso di riforma complessivo di tutto il comparto “Istruzione e Ricerca”.
Fra le varie misure previste, ci preme focalizzare l'attenzione su quelle che a nostro avviso minano maggiormente il futuro dell'Università, il suo ruolo specifico all'interno della PA, oltre che nella cultura, nell'istruzione e nella ricerca del nostro Paese.
Col pretesto di aumentare il numero di laureati e di migliorare l'offerta formativa e la competitività degli Atenei nel contesto internazionale della ricerca, si intende incidere con un cambiamento di caratteristiche strutturali che porterà alla definitiva aziendalizzazione del sistema pubblico universitario.
Singolare come tali decisioni radicali vengano prese da un Comitato che non annovera al suo interno nessuno che sia effettivamente un esperto del sistema universitario italiano: solo economisti, manager d'impresa e del mondo della finanza.
In tale contesto, la conclusione non poteva che essere che l'Istruzione superiore deve sottomettere i programmi di studio e di ricerca alle esigenze delle imprese e della competitività economica, rafforzando la compartecipazione tra pubblico e privato e puntando sulla valutazione della ricerca.
Dopo anni di continui tagli alla spesa pubblica per l'istruzione, sappiamo già che l'intervento dei privati crea una distorsione rispetto ai fini ed agli obiettivi che un Ateneo dovrebbe promuovere. Solo per fare un esempio il rapporto fra ricerca di base e ricerca applicata per fini industriali, sempre più sbilanciata verso quest'ultima con la conseguenza che si tarpano le ali alla possibilità di quelle grandi scoperte scientifiche che si pongono alle basi del progresso.
Tale processo di assecondamento delle esigenze delle imprese si riverbera nel Piano Colao anche sulla didattica, prevedendo un “superamento del gap fra l'offerta formativa e la domanda del tessuto socio-economico”, ignorando che in realtà sono già diversi anni che ogni qual volta si decide di attivare un nuovo corso di studio occorre predisporre un'analisi dei fabbisogni formativi sul territorio.
In questa prospettiva, il Piano Colao prevede anche che si istituiscano dottorati che assecondino le esigenze del mercato del lavoro, con la misura denominata “Applied PhD”.
Inoltre, dal “diritto allo studio” si passa al “diritto alle competenze” con la creazione di una piattaforma Education-to-employment.
Il tutto naturalmente accompagnato da un sistema di valutazione che accelera ancor di più l'attuale competizione fra Atenei in piena coerenza con la logica di un capitalismo neoliberista che tende a penalizzare chi non riesce ad adeguarsi.
Nella pratica, si intende mutuare nell'università pubblica quelle stesse dinamiche che hanno distrutto la sanità pubblica per assecondare interessi privati.
Il disegno che sottende il piano non è altro che la piattaforma programmatica che Confindustria ha portato avanti in questi ultimi decenni.
Tutto ciò avrà come ripercussioni a cascata anche implicazioni sul rapporto del pubblico impiego, sui processi di esternalizzazione dei servizi a terzi privati e minacce sul fronte dei diritti dei lavoratori.
E' squallido che si colga il pretesto di un'emergenza sanitaria, con tutte le criticità che ha comportato sulle vite e sul lavoro delle persone, per accelerare il processo di esclusione sociale e aziendalizzazione del sistema universitario.
D'altronde, lo stesso Pietro Colao, in uno slancio di sincerità, dichiarò: «Abbiamo l’opportunità di fare in ognuno di questi campi cose che avrebbero richiesto molto più tempo. Mai lasciarsi sfuggire una crisi».
Chi governa sa bene infatti che le crisi sono occasioni di ristrutturazione e gestione politica delle dinamiche economiche e sociali.
Come USB siamo consapevoli di ciò che sta succedendo e ci troveranno pronti a lottare per difendere i diritti dei lavoratori e il diritto a una Istruzione libera, aperta a tutti.
Giugno 2020
USB PI - UNIVERSITA' di BOLOGNA