PROTOCOLLO DEL LAVORO PUBBLICO: VERO O FALSO ?
IL PROCTOCOLLO
Sono esperti. Si occupano di far metabolizzare le cose più indigeste. Sono gli specialisti dell’ultima parte dell’apparato digerente.
Con essi ritorna la concertazione ed i proctocolli tra parti socievoli e governo, speciali accordi deputati (si scusi il termine) non a promuovere istanze ed interessi dei lavoratori, ma a gestire il cambiamento, quel cambiamento imposto ed introdotto forzatamente e dolorosamente per lavoratori e, spesso, utenza dei pubblici servizi.
Il senso dell’ultimo proctocollo è proprio questo: dare la forma di ogiva alla riforma Brunetta in modo da renderla più tollerabile, diminuirne resistenza ed attriti ed aumentarne la capacità di penetrazione nel sistema.
Tutto è avvenuto a nostra insaputa, come consuetudine. La sottoscrizione del proctocollo è un attimo, come un brivido alla schiena (soprattutto zona sacrale-coccigea). Le assemblee le organizzano a cose fatte. E' come ricevere un conto ancor prima di aver preso posto al tavolo: intanto paga e poi ti diremo quale pietanza ti sarà servita.
Caratteristico del proctocollo è il fatto che le parti firmatarie vantano entrambe un grande successo ed una capacità d’intervento:
Dice il Ministro della Funzione Pubblica: sarà così possibile assicurare l'applicazione della riforma a tutta la Pubblica; Efficienza, merito e trasparenza sono i punti cardine delle misure che ci apprestiamo a varare. Ho sempre condiviso l'impostazione della legge Brunetta, avendo tra l'altro contribuito come tecnico a scriverla, e proseguiremo su questa strada avendo chiaro due concetti chiave: Ampliare la platea datoriale prevista dalla precedente riforma; Intervenire su alcuni aspetti che ne rendano piena l'applicazione.
La parte sindacale da un lato si pone in continuità con le affermazioni del Ministro, dall’altro dichiara (CGIL) che l’accordo rappresenta la fine del decreto Brunetta e la fulgida via per riavere contratti, stipendi adeguati, equità (e forse, persino, per vincere l’europeo di calcio).
Eppure una soluzione c’è: ritiriamo la delega data ai sindacati che spacciano questo accordo come un grande successo, emuli della funzione pubblica che gongola, e costringiamoli a tornare al lavoro perdendo distacchi e prebende varie. Dimostriamo di essere in grado di somministrare una cura agli stessi specialisti: forse tornando a lavorare inizieranno a ricordare quali sono gli interessi da tutelare.