"RIFORME" DELE PENSIONI: ovvero LE RAPINE DEL SECOLO
Si è conclusa nella farsa la “trattativa” sull'abolizione dello scalone pensionistico introdotto da Maroni. Governo da una parte e Confederali dall'altra hanno risolto il terribile dilemma dello scalone pensionistico... lasciando le cose come stanno, anzi in alcuni casi addirittura peggiorandolo.... sic !
Tutta l’operazione … contabile, che porterà ad aumentare i contributi per avere pensioni più basse, è stata fatta a costo zero, con i fondi previdenziali: il solito gioco delle tre carte. In previsione della Riforma, i Sindacati Confederali - presi dalla sindrome del “governo amico” - non hanno indetto un’ora di sciopero.
Non hanno chiamato i lavoratori a prendere posizione con le assemblee, con le iniziative per promuovere il conflitto. Hanno impedito quel protagonismo sociale diffuso che, almeno, in passato è servito a limitare i danni.
Di fronte alle perplessità dell'opinione pubblica, i Sindacati Confederali hanno dichiarato in TV che consulteranno i loro iscritti. Già qualcuno si sbraccia a “rivendicare” la loro democratica ma irresponsabile concertazione governativa gettando una pesante ipoteca su un istituto fondamentale come il referendum tra i lavoratori.
Allora è bene fare il punto. La campagna di attacco alle pensioni pubbliche, ormai ventennale, ha mistificato uno per uno tutti i dati: non è vero che l'Italia è il paese dove si va in pensione prima, non è vero che i trattamenti pensionistici italiani sono “generosi”, non è vero che i conti dell'Inps sono in deficit, è assolutamente ridicola ogni previsione di qui a 50 anni di “gobbe pensionistiche”, i patti generazionali sono stati cancellati dalla “riforme pensionistiche”, non è affatto vero che aderendo ai fondi complementari ci si garantisce il futuro...
Tutto ciò è stato ampiamente dimostrato da una schiera di studiosi, ma non è servito !
Perché ? Molto semplicemente e banalmente perché l'interesse a ridurre i trattamenti pensionistici pubblici (attraverso l’introduzione degli scalini che sono solo uno scalone diluito in pochi anni e ancora di più con l’aggiornamento dei coefficienti che abbasseranno i rendimenti pensionistici) coinvolge tutti i poteri a cui servono:
1)produrre risparmi per finanziare il maledetto debito pubblico (la solita mannaia sventagliata per far ingoiare ai lavoratori tutte le riduzioni al salario sociale) che, peraltro, non è stato mai risanato. Neanche quando siamo entrati nell’area dell’euro. Al massimo si può pretenderne la stabilizzazione!
2)demolire la funzione pubblica della Previdenza a favore di quella privata, costringendo i lavoratori (poiché gli è andata male la partita TFR/silenzio-assenso) ad aderire ai fondi complementari per garantire i fondi di categoria (sindacati) e gli investimenti (banche, assicurazioni, ecc. ecc.).
In questa logica di attacco al salario senza contropartita, si capisce come questa, che è la più grande rapina del secolo (assieme alle privatizzazioni), non possa essere portata avanti senza “concertare” con le parti: quelle sociali che devono sceneggiare una loro “posizione” per garantirsi il consenso dei lavoratori, quelle politiche per garantire la maggioranza, quelle “imprenditoriali” per garantirsi denaro fresco...
Di qui la sceneggiata del “dibattito” a uso e consumo della disinformazione per l’opinione pubblica su scalone sì, scalone no, anziani contro giovani, operai contro altri lavoratori, uomini contro donne, i colpi di scena, i mal di pancia dell'area governativa e l'invocazione di scioperi generali postumi ... !
RdB ribadisce che una riforma pensionistica ci vuole, ma per restituire ai lavoratori (ai giovani come agli anziani, agli operai come a tutti i lavoratori...) un sistema previdenziale pubblico ed universale, nonché trattamenti pensionistici dignitosi a tutti, come ieri, per oggi e per domani:
In pensione tutti a 35 anni di lavoro o 60 anni di età !
Introduzione di un tetto minimo per le pensioni più basse e uno massimo per le più alte.
Ripristino del calcolo retributivo per una vera compatibilità sociale delle pensioni future.
No allo scippo delle liquidazioni !
No allo smantellamento della previdenza Pubblica.
Dopo lo sciopero del 13 luglio scorso, proseguiremo a contrastare questo accordo in autunno e il referendum fra i lavoratori lo faremo in piazza con la mobilitazione.