"RIFORME", TAGLI E LICENZIAMENTI DI MASSA. COSI' TI SMANTELLO UNIVERSITA' E SCUOLA PUBBLICA

Roma -

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                                          8 settembre 2010 - Monte Citorio - Roma


TAGLI AI BILANCI, STIPENDI NON GARANTITI, CONTRATTI BLOCCATI

LICENZIAMENTO DI MASSA DEI PRECARI:

COSI' SI ACCELERA LO SMANTELLAMENTO DELL'UNIVERSITA' PUBBLICA

Il Senato ha approvato in prima lettura la “riforma” Gelmini con l'appoggio dei Rettori che continuano a proporsi al Min. Gelmini come affidabili “amministratori delegati” al servizio della “classe” che negli ultimi decenni ha pianificato lo smantellamento dell'Università Pubblica. Intanto hanno però incassato un primo smacco dal governo: i 400 ml per la “sopravvivenza”, promessi dalla Gelmini e necessari a “coprire” gli stipendi al personale nel 2011 sono spariti dalla Manovra Tremonti (D.L. 78/2010 convertito in Legge n. 122/2010). I fondi pubblici 2011 (FFO) con i tagli del governo (-17,2% sul 2010) ammontano a circa 6 miliardi, la sola spesa per il personale ammonta a 6,5 miliardi !

Esplodono i numerosi tagli alla spesa pubblica in generale e all'Università in particolare: il personale tecnico-amministrativo si trova il rinnovo contrattuale nazionale e i trattamenti accessori bloccati. La Manovra Tremonti inoltre limita al 3,2 % gli “aumenti del salario” nel biennio passato 2008/2009 e, mentre al personale vengono elemosinati circa 7 euro mensili di vacanza contrattuale per il 2010/2012, per i baroni (e tutto il 15% degli statali che non è contrattualizzato) nel solo 2010 l'incremento previsto dello stipendio è del 3,09%.

Aumentano le tasse per gli studenti (quasi metà degli atenei già da tempo ha aumentato le tasse alla faccia delle legge), le borse di studio sono state tagliate già nel 2010 del 60%. A tutto questo la parte collaborativa del sindacato confederale applaude mentre l’altra (collaborativa solo con i “governi” amici) ritiene i lavoratori sempre disponibili ai sacrifici purchè equi e ben ripartiti!

Noi diciamo basta ai sacrifici: bisogna lottare per ridistribuire ricchezza e non sacrifici. I lavoratori sono sotto scacco da decenni e continuano a pagare per chi dalle crisi “finanziarie” ed “economiche” esce sempre più ricco e potente. Merchionne, manager milionario, dice che «la lotta di classe è finità». La verità è che invece la lotta di classe continua e si fa “socialmente” drammatica perché siamo ad un salto pianificato che impone l’involuzione della “precarietà” verso la “disoccupazione” strutturale di massa. Non sono chiacchiere, i numeri sono eloquenti: con la manovra i fondi per i precari nelle amministrazioni pubbliche vengono ridotti del 50% il che significa circa 40.000 contratti in meno e cioè 40.000 precari che perdono il lavoro nelle università. A questi licenziamenti si aggiungono i 9.000 precari della Ricerca e il massacro nella Scuola che riguarda 15.000 lavoratori ATA e addirittura 25.600 “docenti” che si aggiungono a quelli licenziati negli scorsi anni. Non è diversa è la situazione nel resto della Pubblica Amministrazione, a partire dalla Sanità, dove con i tagli ai bilanci si tagliano posti letto, servizi di emergenza e ufficialmente si lasciano a casa 100.000 lavoratori.

La distruzione in quantità e qualità dei servizi pubblici si realizza con il licenziamento di massa dei lavoratori precari. Aggiungendo altri campi di battaglia come le morti bianche, la disoccupazione giovanile a 2 cifre, le persecuzioni ai lavoratori immigrati, lo smantellamento di previdenza, assistenza e formazione pubblica, siamo alla “guerra allo stato sociale” altro che lotta di classe.

Per chi avesse ancora dubbi e ritenesse la lotta dei precari come quella di tutti i dipendenti pubblici, la difesa di privilegi corporativi, vale la pena di osservare quanto stampato sul giornale della Confindustria che, parlando di Università, titola: “Nel 2011 le spese per il personale rischiano di essere superiori al fondo statale (FFO) ma non in tutti i poli” e quindi suggerisce che le “Università siano affidate al mercato. Solo la ricerca di fondi europei e privati può far crescere le attività” !!! I conti tornano e lo scontro pubblico/privato smette l’abito ideologico e diventa materialisticamente un fatto concreto di convenienza e prospettiva economica. Quella del Sole24Ore del 26 agosto, non è “filosofia” come sa bene il movimento dei ricercatori universitari che si sta battendo con determinazione contro la riforma Gelmini: la discussione parlamentare di questa legge non è finita, e mentre si riaccende la lotta contro il Ministro Gemini nel settore della Ricerca e della Scuola, i lavoratori dell’Università non devono nascondersi o delegare ma devono cominciare con forza ad organizzare la “resistenza”, per la propria dignità, per l’Università Pubblica e per i figli di tutti i lavoratori che hanno il diritto ad una formazione pubblica di vera eccellenza che permetta loro occasioni di riscatto e mobilità sociale.

L’inadeguatezza del Ministro è sempre più evidente sia dai contenuti dei suoi interventi mediatici sia dal fatto che scappa da ogni confronto con i lavoratori. Siamo però consapevoli del fatto che le singole vertenze di settore devono connettersi mirando ad uno scontro “generale” per rovesciare le politiche economiche e sociali degli ultimi decenni. Mentre assistiamo ad una crisi di governo (forse già rientrata, forse no), Padoa Schioppa dichiara: «Nell’agire di Tremonti vedo una continuità con la politica del governo Prodi. La vedo e la condivido» (Sole24Ore del 3/9/2010). Il nostro dovere è rompere questa continuità per fermare la deriva dei diritti e della dignità. Per fare questo dobbiamo contribuire con l’informazione e la forza dell’organizzazione al confronto e alla discussione in ogni posto di lavoro, in ogni rettorato, in ogni dipartimento, in ogni Ateneo. A chi lo nasconde, lo ignora o lo mistifica, ricordiamo le parole di un rappresentante della nostra (o della loro ?) “classe” dirigente:

«Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora.

Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.» Dichiarazioni dell’ex Ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa (Corriere della Sera del 26 agosto 2003)

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