S.ORSOLA BOLOGNA: TRA CAMICI BIANCHI E PALLOTTOLE...
Da "Il Domani" Bologna Mercoledì 14 marzo 2007
di G. Rotondi
Due mandanti, due esecutori materiali, un collega-rivale e un obiettivo: quella cattedra in oftalmologia che per la moglie del professore era diventata un'ossessione. Un concorso da vincere ad ogni costo, ricostruiscono i magistrati, anche attraverso pressioni, minacce, telefonate anonime e proiettili recapitati a domicilio.
Metodi da bassa malavita utilizzati, secondo chi indaga, nella guerra sporca dei camici bianchi che, a pochi mesi dallo scandalo sui presunti concorsi truccati a Gastroenterologia, getta ancora una volta fango sull'eccellenza sanitaria bolognese.
Questi i contorni tracciati dai magistrati e dalla Digos nell'inchiesta sulle minacce al professor Emilio Campos che vede indagati il professor Renato Alberto Meduri, 70 anni, direttore della cattedra di ottica fisiopatologica e della scuola di specializzazione in oftalmologia, e la moglie, ed ex allieva, Lucia Scorolli, 51 anni, responsabile della unità operativa di oftalmologia al policlinico SantOrsola.
Per entrambi il pubblico ministero Enrico Cieri e il procuratore capo Enrico Di Nicola ipotizzano i reati di tentata estorsione aggravata in concorso. Da ieri i professori sono sospesi dai rispettivi incarichi. C'è di più. La Procura aveva chiesto al gip Milena Zavatti di sottoporli alla misura degli arresti domiciliari, ma il giudice ha riqualificato il reato in violenza privata e minaccia a pubblico ufficiale emettendo una misura interdittiva. Meduri e la moglie non potranno lasciare Bologna e gli sarà vietato anche solo avvicinarsi all'Università, al Sant'Orsola e a tutti i luoghi frequentati da Campos e dai tre membri della commissione minacciati e intimiditi.
I coniugi-docenti sarebbero stati la mente, i mandanti delle pesanti minacce al professor Emilio Campos, direttore della prima clinica oculistica del Policlinico, luminare sottoposto a pressioni di ogni tipo per intervenire in favore della Scorolli. Alla bassa manovalanza ci avrebbero pensato gli esecutori materiali, entrambi conoscenti della dottoressa: un broker assicurativo con la passione per il karate della provincia di Macerata e un autotrasportatore torinese.
Remo Grassetti, 46 anni, e Roberto Talarico, 42, sono finiti agli arresti domiciliari. L'ordinanza gli è stata notificata ieri nel cuore della notte dalla Digos bolognese che ha anche effettuato perquisizioni nell'abitazione e nello studio di Meduri e della moglie.
I contatti tra i camici bianchi e gli esecutori materiali sarebbero comprovati da telefonate intercettate, pedinamenti, tabulati telefonici, registri di alberghi e strisciate di telepass. Passaggi ricostruiti dalla Digos e dai pm nelle richieste di misure al gip, come nel caso dei proiettili recapitati a Trieste alla madre ultraottantenne del professor Campos. La macchina con a bordo Grassetti e Talarico "brucia"il telepass di Trieste proprio il giorno in cui nella buca delle lettere della donna compare la busta con i bossoli.
Il resto lo fanno i tabulati dei telefonini che "agganciano" la cella accanto all'abitazione della vittima. Per gli inquirenti è sempre Talarico, questa volta da solo, a fare irruzione nello studio di Campos il 10 gennaio scorso. Una visita mirata, "vestito" da postino, per raccomandare al professore «di non giocare sporco». L'uomo parla di quel concorso e della data in cui si sarebbe riunita la commissione e parla dell'anziana madre di Campos «che vive sola a Trieste».
Sempre loro due, secondo l'ordinanza, minacciano tre componenti la commissione che deve riunirsi a Bari per assegnare il posto da ordinario. Questa volta sono telefonate anonime, una partita proprio il 29 gennaio, il giorno in cui si è riunita per l'ultima volta la commissione. Altre addirittura il 30 e il 31, quando c'è da decidere il vincitore.
Il legame tra Grassetti, il «braccio operativo», Talarico, «l'esecutore materiale», e i coniugi Meduri, secondo i magistrati è proprio la professoressa Scorolli che conosce il "conterraneo"Grassetti fin da quando insegnava karate ai figli.
Da “Il Domani” Bologna di Giovedì 15 Febbraio2007
«Questo è un sistema marcio» l'accusa delle RdB: «Il rettore si costituisca parte civile»
«È un sistema marcio: chiediamo al rettore di costituirsi parte civile perchè gli indagati a Bologna per vicende di questo genere sono ormai troppi».
Antonella Zago delle Rdb Università (a lato, una protesta in rettorato) analizza il delicato momento che sta attraversando l'Ateneo e non esita ad attaccare prassi, relazioni e situazioni che stanno solo facendo il male della pluri-centenaria istituzione.
«La questione è più ampia, non riguarda solo i concorsi: certo le prove non le abbiamo, altrimenti saremmo stati i primi a rivolgerci alla magistratura -' prosegue ma quello che è successo non solo a Bologna, ma anche a Firenze e a Bari ci dice che il sistema è viziato ». La vicenda Campos non ha meravigliato chi vive l'Università, secondo Zago, . «non ha destato grande stupore, perchè nei corridoi certe situazioni vengono date per scontate».
Cosa fare, allora, per non permettere alla sfiducia di prendere il sopravvento. Cosa fare per cancellare ombre e dubbi. «Serve una forte volontà politica che parta dal ministero e arrivi fino al rettore. E proprio al rettore chiediamo di costituirsi parte civile perchè gli indagati a Bologna su vicende di questo tipo sono ormai troppi. L'eccellenza che il rettore rivendica per i centri di ricerca, evidentemente ce l'abbiamo anche su questo tema».
Secondo l'esponente delle Rdb Università si tratta di una piaga comunque difficile da debellare, un po' perchè «l'autonomia non ha aiutato», un po' perchè in certi ambienti, «laddove ruotano grandi interessi, c'è più rischio che nascano i problemi».
Molto più prudente, ma non meno chiaro Giuseppe Chiarelli della Fp-Cgil. «Quando c'è un suo intervento, aspettiamo che la magistratura faccia il suo corso. Una vicenda come quella che stiamo vivendo in questi giorni ci preoccupa, perchè lede l'immagine e l'essenza stessa dell' Azienda. Una situazione così non fa bene a nessuno, non solo ai protagonisti: sia l'ospedale che l'Università sono patrimoni della comunità. Ed inoltre non è la prima volta che accadono queste cose».
Chiarelli elogia il «tempestivo intervento dell'Ausl », che ha garantito la continuità del servizio. «Vorrei che queste cose non accadessero più - conclude - le regole devono essere rispettate da tutti, dal portantina al primario, senza escludere il "barone". Tutto quello che è avvenuto ci ha meravigliati perchè siamo convinti che oggi certe situazioni dovrebbero essere superate».
MM