TAGLI ALL'UNIVERSITA': IL MIN. MUSSI VICINO ALLE DIMISSIONI ?

Milano -

E’ di queste ore la notizia che il Ministro dell’Università, on. Mussi, avrebbe messo sul tavolo il suo mandato contro i tagli della Finanziaria al sistema universitario.

In realtà la voce circola da tempo nel palazzo a seguito della pesantezza dei provvedimenti contro l'Università che il governo prima con il decreto-legge Bersani e oggi con la Finanziaria ha messo in pista. Provvedimenti che mettono in ginocchio il sistema universitario e propiziano un drastico ridimensionamento del sistema e del ruolo dell’Università nel Paese: altro che rilancio !

I Rettori dopo aver fatto notare che l’Università è l’unico settore pubblico che ha i bilanci a posto e che cresce dal punto di vista quantitativo (crescono iscritti e laureati), dopo aver richiamato la maggioranza di governo agli impegni internazionali del Paese a investire nella ricerca (oggi l’Italia investe solo l'1,1% del Pil contro il doppio degli altri paesi europei e il 3% concordato a Lisbona), e agli impegni assunti in campagna elettorale (rilanciare la ricerca e l’innovazione tecnologica perché strumento di rilancio competitivo del Paese), scoprono oggi che il governo non solo non investe ma addirittura taglia ancora e pesantemente (come uno Tsunami, dicono i Rettori) strumenti, servizi, fondi e personale per il sistema universitario !

Come hanno fatto per vent'anni a non accorgersi che la retorica ventennale sul rilancio del Paese attraverso le "riforme" privatizzatrici e "federalistiche", le "modernizzazioni", il rilancio della ricerca e dell'innovazione tecnologica e... via imbrogliando erano solo un modo per "giustificare" i tagli alla spesa sociale e al costo del lavoro che andavano concordando con confindustria e sindacati confederali a danno dei cittadini e dei lavoratori italiani ? Come hanno fatto per vent'anni a non accorgersi che quelle politiche hanno prodotto diseguaglianze sociali, aumento scandaloso dei privilegi dei poteri forti e delle corporazioni (compresi quelli della baronia), imbarbarimento sociale e civile del paese ecc. ecc. ma non il risanamento del debito pubblico e tantomeno il rilancio competitivo del Paese ?

In questo quadro resta incomprensibile il silenzio confederale. Avevano passato l’estate a criticare la Finanziaria perché “fatta di soli tagli e non di sostegno allo sviluppo” improvvisamente hanno scoperto che la Finanziaria “è un provvedimento che va in direzione dell’equità sociale e dello sviluppo”, rivendicandola come la “nostra Finanziaria” cerando così di mettere a tacere lavoratori, pensionati e giovani precari che si aspettavano segnali di discontinuità con le Finanziarie del precedente governo.

Ora che lo stesso ministro dell’Università minaccia le dimissioni contro la Finanziaria del suo governo che faranno ?

Credono forse che basta l’ennesima “agitazione” di facciata organizzata dai sindacati confederali di settore per racimolare qualche briciola alle “autonomie universitarie” e far cancellare la norma che dimezza gli scatti d’anzianità alla docenza sia sufficiente a non perdere consensi tra i lavoratori universitari e a non perdere la faccia di fronte al Paese  ?

Ma di questo torneremo a parlare cercando di seguire lo sviluppo della vicenda del ministro Mussi e delle sue ventilate dimissioni.

A tutti ricordiamo che la CUB e tutto il sindacalismo di base non starà con le mani: basta con le politiche dei tagli allo stato sociale e al costo del lavoro, per una nuova politica di redistribuzione della ricchezza, di riqualificazione dello stato sociale, di potenziamento della pubblica amministrazione come fattore di rilancio e di crescita civile, sociale ed economica del Paese il 17 NOVEMBRE 2006 SCIOPERO GENERALE!

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