UNIVERSITA' DI ANCONA: ESTERNALIZZARE I SERVIZI....
l prossimo mese di giugno si effettueranno le elezioni per la
Esternalizzare i servizi: una scelta sbagliata ed iniqua
Nel prossimo mese di giugno si effettueranno presso l’Università Politecnica delle Marche, le elezioni per la nomina del nuovo Rettore.
Le Rappresentanze Sindacali di Base (RdB) ritengono che tale importante momento elettorale rappresenti l’occasione per un bilancio anche rispetto alle condizioni di lavoro ed alla considerazione, sicuramente non coerente con il ruolo, che il personale tecnico amministrativo ha nel complesso sistema della nostra organizzazione universitaria.
Pertanto, le RdB invitano tutto il personale (tecnico amministrativo e docente) a non recarsi a votare come espressione di protesta e di forte dissenso per la politica di gestione del personale non docente tesa unicamente allo svilimento delle sue funzioni ed alla sua progressiva eliminazione.
Purtroppo la figura di “reietti” è sempre stata, comunque, associata al personale tecnico amministrativo; una riprova ne è, infatti, proprio l’elezione del Rettore in cui il voto del personale non docente è “ponderato” in modo da non contare più del 5% del voto espresso dai docenti di prima fascia (pur costituendo circa il 50% dell’intero personale dell’Ateneo).
All’interno di questo quadro desolante non si può non considerare l’intenzione, da parte dell’attuale Rettore (al momento anche unico candidato, al suo quarto mandato)), di esternalizzare quei servizi ritenuti “non essenziali”: i Servizi Generali che coinvolgono decine di lavoratori delle fasce più basse, in gran parte a tempo determinato, per i quali si prospetta un’ulteriore riduzione delle garanzie e della dignità di lavoratori.
Anche sulla stampa, così come in incontri con le RSU e le OOSS, tale volontà di esternalizzazione è stata presentata, come condizione quasi inevitabile, per fronteggiare la politica del precedente Ministro per l’Università, di precarizzazione dei ricercatori.
L’unica politica attuabile da questo Rettore sembrerebbe essere quella di mettere l’uno contro l’altro le varie categorie di lavoratori:
da una parte i ricercatori, altamente professionalizzati, per i quali devono essere giustamente garantiti percorsi di certezza lavorativa;
dall’altra il personale tecnico amministrativo, nello specifico quello di fascia B, normalmente chiamato tramite il centro per l’impiego (l’ex ufficio di collocamento) che in futuro verrà ulteriormente precarizzato tramite l’assunzione di ditte esterne appaltatrici del servizio.
Tale suddivisione e contrapposizione fa sinistramente riemergere, dalla pieghe del tempo, ottocentesche divisioni in classi con le fasce più deboli della società per le quali non è programmabile alcun futuro degno di questo nome.
Questa scelta, inoltre, da un punto di vista dell’efficienza mostra tutti i suoi limiti: sul piano organizzativo che su quello motivazionale. Con quale spirito lavoratori più precarizzati potrebbero lavorare meglio? Che l’assenza di garanzie con la conseguente paura di perdere il posto di lavoro sono un incentivo motivazionale?
A nostro avviso esternalizzare i servizi non migliora le prestazioni di bilancio (peraltro già florido) ma vi incide pesantemente sia per dover ricollocare il personale sostituito dall’esternalizzato, sia per dover attivare procedure atte a gestire la nuova situazione.
In totale controtendenza, vorremmo evidenziare, che altri Atenei stanno attuando politiche opposte (vedi il Politecnico di Torino) reintegrando il personale esternalizzato e a livello nazionale si stanno ripensando le politiche di precarizzazione che hanno portato guasti ed inefficienze.
In questa situazione esplosiva, non passa inosservato l’assordante silenzio (tranne rare voci isolate) della classe docente. Nonostante tutto, concludiamo rivolgendo un appello all’intero corpo docente universitario, che ha dato e continua a dare figure di prestigio al mondo sociale, politico e culturale della nostra provincia, al fine di farsi portavoce di principi di civiltà, chiedendo al prossimo rettore, chiunque esso sia, di non attuare politiche, come l’esternalizzazione, che possono solo impoverire le potenzialità dell’Ateneo dorico.