ATENEO FIORENTINO: PER I PRECARI NON C'E' UN EURO !!
Università di Firenze: per i precari non c’è un euro!
Ieri, lunedì 9 luglio, abbiamo preso parte all’incontro tra Ateneo e organizzazioni sindacali sull’applicazione della direttiva Nicolais.
La controparte si è presentata indicando il numero di aventi diritto, secondo i loro calcoli (94 lavoratori, sui quali si sono rifiutati di dare altri dettagli), e proponendo un generico piano di assunzioni, che avrebbe dovuto portare alla stabilizzazione di questi lavoratori, senza però indicare tempi e scadenze certe. Incalzati ad indicare le risorse disponibili per avviare entro l’anno il piano, Prorettore e Direttore amministrativo in un primo momento non hanno saputo dare alcuna risposta convincente, rimandando le decisioni al prossimo Cda del 20/7. Poi hanno confessato che le uniche, misere, risorse disponibili per il personale (pari al 35% dei risparmi derivanti dalle uscite nel 2007), sono già impegnate per gli scorrimenti di associati e ordinari, e per le (poche) assunzioni di ricercatori.
In sostanza gli stabilizzandi pagano per i guasti di bilancio del proprio Ateneo, che l’hanno portato a sforare i parametri di spesa definiti dalla legge (quota 90%).
Ma pagano anche per l’irresponsabilità del CdA che, in una situazione talmente critica da richiedere il blocco delle assunzioni, ha deciso derogare per privilegiare solo gli scorrimenti dei docenti, dimenticandosi completamente dei precari.
Il quadro presentato è stato così negativo da indurci a chiedere una parola chiara: l’Università di Firenze ha o no l’intenzione di applicare la direttiva Nicolais, che (è bene sempre ricordar
E la risposta è stata evasiva ma inquietante:
1) la direttiva non impone alcun obbligo di assunzione;
2) la direttiva non prevede un fondo ad hoc per l’università. Per capirsi: se qualcosa avanza, DOPO tutti gli impegni già presi, forse se ne potrà parlare. Ma siccome, allo stato attuale, non dovrebbe avanzare nulla, è concreta la possibilità di rimandare tutto, ancora una volta, e ancora senza alcuna garanzia di soluzione.
La parola ora passa ai precari.
Agli stabilizzandi, che rischiano molto probabilmente di vedersi togliere un diritto, che colleghi di altri atenei hanno già ottenuto, per guasti di bilancio di cui non hanno colpa. A tutti gli altri, la stragrande maggioranza, che si devono chiedere: se l’Università non fa neppure questo piccolo, mezzo passo, quando mai potremo avere noi una prospettiva di giusto riconoscimento del nostro lavoro attraverso la stabilizzazione?
L’atteggiamento dell’Ateneo richiede una risposta decisa, subito a partire daiprimi giorni di settembre, in tempo per la ripresa dell’attività didattica.I precari sono indispensabili per mandare avanti l’università. Per pesare ecambiare gli equilibri che continuano a negare loro diritti e giustizia, la strada da seguire è una sola: organizzarsi e lottare!