BARI: BASTA NUMERO CHIUSO, IL DIRITTO ALLO STUDIO E' PER TUTTI
IL BUSINESS DEI TEST D'INGRESSO AI CORSI DI LAUREA UNIVERSITARI A NUMERO CHIUSO.
CONTESSA
“Del resto mia cara di che si stupisce
Anche l'operaio vuole il figlio dottore
E pensi che ambiente ne può venir fuori
Non c'è più morale contessa... “
testo : Vitavisia / Pietrangeli
Chi sono gli utenti della macchina organizzativa della farsa annuale settembrina dei test dingresso alle facoltà universitarie? Migliaia di giovani studenti, molti fuorisede, spesso accompagnati dai propri parenti, che partecipano ai test con la speranza di riuscire ad entrare nell'elenco giusto e ripagare se stessi per lo sforzo e le relative spese sostenute, di cui le famiglie sono costrette a sobbarcarsi da un po' di anni.
Nell'ordinamento italiano, il diritto allo studio è un diritto soggettivo che trova il suo fondamento nei commi 3 e 4 dell'art. 34 della Costituzione nei quali si afferma: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi economici, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso".
I test di ingresso, quindi, oltre a ledere un diritto Costituzionale soggettivo costringono i cittadini ad essere spennati economicamente, già prima di entrare in un corso di studi universitario. Le famiglie che spendono fior di quattrini per la preparazione ai test, già negli anni del liceo, sono migliaia. Così come tante sono state le richieste per il cosiddetto pacchetto "Notte prima degli esami" offerto da CampusX della società Siram Sì S.p.A., finalizzato alla sistemazione logistica degli studenti che si accingono a sostenere i test, e degli eventuali famigliari al seguito.
Addirittura lUniversità degli Studi di Bari "Aldo Moro" ha stipulato un apposito accordo con CampusX per far ospitare gli "studenti fuori sede che si iscriveranno ai test di ammissione alle Facoltà a numero programmato ed a coloro che sosterranno i test di valutazione della preparazione iniziale". E così lilluminato governo accademico barese favorisce la privatizzazione strisciante del "diritto allo studio", in linea con le logiche aziendalistiche e privatistiche contenute nella "controriforma Gelmini", facendo direttamente pubblicità ad una società privata che si è inserita nella carenza cronica di alloggi per gli studenti. Speriamo di non trovarcela direttamente nel futuro Consiglio di Amministrazione dell'Università di Bari.
I test di ingresso per le facoltà a numero chiuso, già in vigore per alcune facoltà, sono sempre più la naturale conseguenza della legge Gelmini (la ministra-fantoccio) di "controriforma" dell'Università pubblica statale. Di fatto questa legge iniqua costringe le università ad istituire in forma dilagante il numero chiuso a causa degli effetti legati alla progressiva riduzione dei docenti per ogni corso di laurea, impedendo ai giovani laccesso alle Facoltà mediante criteri di selezione (i test) che nulla hanno a che fare con la preparazione scolastica.
I test per le facoltà a numero chiuso sono di fatto diventati: per gli aspiranti, le "forche caudine" da superare per poter iscriversi all'Università; per tutta una serie di gruppi e società che preparano e supportano gli studenti, un vero affare; un veicolo di corruzione di funzionari pubblici (vedi gli scandali del passato); un calvario ed un salasso, per tutte quelle famiglie che non possiedono elevate risorse economiche. Basta immaginare quanto dovrebbe pagare una famiglia se uno studente, per aumentare le sue chances, volesse partecipare a quattro o cinque test, a 45,00 euro l'uno, in città universitarie diverse una dall'altra.
Si, perché la logica che ormai condiziona le famiglie, per raggiunger il miraggio di "un pezzo di carta" da appendere al muro per i figli, non è certamente quella che mira all'acquisizione di un sapere consapevole e critico, ma quella per cui i test di medicina conviene farli alla Cattolica di Roma o al San Raffaele di Milano, quelli dinfermieristica a Chieti, quelli di veterinaria a Canicattì, ecc., ecc..
Una mobilità ed un costo altissimo che pochi si possono permettere. D'altronde non c'è da meravigliarsi visto che la logica che plasma sempre più questa società è quella del Dio danaro.
Sistematicamente contro i "quiz" le associazioni dei consumatori, come per esempio Adiconsum, presentano ricorsi contro il Ministero dell'Istruzione per gli "errori-orrori" contenuti, errori ammessi dallo stesso Ministero come quelli presenti nelle domande relative ai test di ammissione a medicina e chirurgia del 2011. Molti candidati perdono tempo nel tentativo di fornire la risposta corretta ai quiz incriminati, alcuni dei quali (secondo molti studenti) avrebbero più risposte valide o sarebbero ambigui, togliendo quindi tempo ed attenzione ad altre domande.
Chi sono gli esperti del ministero che reiteratamente commettono grossolani errori nella formulazione dei quiz? Gli stessi che hanno consigliato la "ignorante" ministra Gelmini sull'esistenza del "tunnel dei neutrini" Ginevra-Gran Sasso?
E spesso, dietro l'apparente severità e trasparenza, valide solo per i "fessi", ci sono gli escamotages per ottenere in anticipo le risposte giuste, pagando profumatamente. Lo scenario che accompagna ogni anno lo svolgimento delle prove è sempre il solito costoso scenario: mobilitazione in massa del personale universitario, metal detectors e buste di plastica per gli oggetti personali, interminabili code e stress per candidati e famiglie.
BISOGNA DIRE BASTA ALLA PRESA IN GIRO DEI TEST E RIAFFERMARE CHE IL DIRITTO ALLO STUDIO DEVE ESSERE UGUALE PER TUTTI!
Questo modello di società-azienda sta rubando il futuro all'intera umanità. Un sistema sempre più basato sulle discriminazioni "democratiche" delle classi più deboli, mentre i figli dei potentati se la caveranno sempre e comunque. Una volta "l'operaio poteva avere il figlio dottore", adesso a diventare "dottori" saranno sempre più i privilegiati. L'accumulazione delle ricchezze di alcuni eletti premia e protegge i ladri e i parassiti di stato.
Per queste "contesse" il resto dell'umanità è solo un limone da spremere e da buttare via, quando non serve più.
CIB UNICOBAS - USB UNIVERSITA' DI BARI