EMERGENZA SALARI E ... SCALA MOBILE !

LA "TRATTATIVA" CONFEDERAL-GOVERNATIVA SU SALARI E TASSAZIONI HA FINALMENTE RIPROPOSTO - IN MANIERA DISTORTA - LA QUESTIONE DELL'EMERGENZE E DI COME FRONTEGGIARLA.

APRIAMO CON QUESTO COMUNICATO UN DIBATTITO SULLA QUESTIONE.

Messina -

EMERGENZA SALARI… E ADESSO SE NE ACCORGONO!

Finalmente assistiamo ad una generale levata di scudi contro la perdita del potere  d’acquisto dei  salari. Tutti ne parlano… tranne che passare dalle parole ai fatti. Nel mentre che assistiamo a queste sceneggiate da parte di esponenti del governo, del sindacato, ecc.,  financo di Bankitalia, ci sembra opportuno fare un po’ di chiarezza sulle cause che hanno determinato, appunto, l’impoverimento dei lavoratori dipendenti e dei pensionati italiani.


Iniziamo con introdurre un termine che i lavoratori più anziani ricorderanno certamente con nostalgia: “scala mobile”. Orbene, la scala mobile era un sistema di adeguamento automatico delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti all’aumento del costo della vita, che veniva registrato dall’Istituto di Statistica (ISTAT) attraverso la variazione dei prezzi di alcuni beni e servizi di prima necessità, il cosiddetto “paniere”. Tale meccanismo difendeva il potere d’acquisto di salari e stipendi dall’effetto erosivo altrimenti praticato dall’inflazione.

Verso la metà degli anni ottanta dello scorso secolo, questo sistema venne additato – vedremo, per lo più a torto - come la principale causa di un dato inflazionistico che, in quegli anni, viaggiava su due cifre. A seguito di un referendum popolare – al cui esito, paradossalmente, contribuì parte del sindacato confederale – la scala mobile fu abolita, per cui la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori italiani rimase affidata esclusivamente ai rinnovi contrattuali, secondo il modello introdotto con l’accordo del 23 luglio 1993, che introdusse la pratica concertativa, della quale il più beffardo dei paradigmi è insito nel “tasso d’inflazione programmata” assunto a riferimento d’incrementi salariali sempre più aleatori.

Mentre infatti il movimento dei lavoratori era alle prese con le difficoltà di tutelare le proprie retribuzioni reali, ampi settori del lavoro autonomo e dell’impresa (assicurazioni, banche, ecc.) potevano aumentare redditi e profitti con relativa facilità, spesso anche grazie a strumenti di carattere corporativo.  Questo fenomeno – particolarmente evidente all’indomani di un passaggio lira-euro programmato e gestito sotto il segno della superficialità – sta tuttora determinando, in buona parte, quel fortissimo aumento dei prezzi dei principali beni di prima necessità e dei servizi di base che ha già impoverito la classe dei lavoratori dipendenti.


Ad esempio, allorché il libero professionista verifica che il panettiere ha aumentato i suoi prezzi, spesso può, a sua volta, scaricare l’aumento subito sui suoi clienti, innescando reazioni e complessi meccanismi, fatti di aspettative e piccole speculazioni, che contribuiscono a sollecitare la spirale inflazionistica. Si tratta di fenomeni che trovano la punta d‘iceberg nella bolla speculativa che sta caratterizzando il mercato immobiliare, che sta di fatto escludendo i lavoratori dipendenti perfino dal diritto all’abitazione.


Purtroppo per loro, allo stato attuale lavoratori e pensionati non dispongono di strumenti per fronteggiare i danni subiti a causa di questi elementi, che abbiamo cercato di semplificare e riassumere per sommi capi ma le cui reali proporzioni, tra l’altro, sono occultate grazie ad una riforma del “paniere” ISTAT studiata e introdotta sul finire degli anni ’90, per restituire dati compatibili con l’ingresso del nostro Paese nell’area della moneta unica. Ma resta il fatto che un differenziale tra “inflazione ufficiale” e “inflazione reale” anche di soli 3 punti, nell’arco di venti anni si traduce nella perdita del 60% del reddito effettivo!


Poiché solo intervenendo sulle vere cause della malattia si può salvare l’ammalato, nei mesi scorsi RdB/CUB ha raccolto le firme e presentato al Parlamento una petizione popolare per la reintroduzione di un sistema di adeguamento automatico di retribuzioni e pensioni. E non ci vengano a dire che andrebbe a fondo il Paese, perché sappiamo bene che, paradossalmente, proprio un sistema economico basato sul libero mercato è suscettibile d’interventi volti addirittura a far abbassare i prezzi.