Rinnovo Ccnl: non vogliamo elemosine, ma salari adeguati e diritti per il personale dell’Università
Giovedì sera è circolata la notizia: entro dicembre saranno erogati gli arretrati del rinnovo contrattuale dei lavoratori del compartone Istruzione e Ricerca. Per stoppare, a nostro avviso, quello che si preannunciava come una stagione calda di contestazione al Governo, ecco la distribuzione del contentino.
Dobbiamo constatare, innanzitutto, che questo “anticipo” (che poi sarebbe un “posticipo” dato che il rinnovo del CCNL è ampiamente scaduto) verrà propagandata come un “venire incontro ai lavoratori”, dopo che è stato smantellato l'intero impianto salariale, calmierando gli adeguamenti stipendiali in base a un costo della vita non reale.
Aumenti miseri che non riescono a recuperare quanto si è perso dal blocco contrattuale imposto da Brunetta nel 2009, ma accompagnati dal pagamento degli arretrati entro Natale per ridurre l’insoddisfazione dei lavoratori e soprattutto salvare il consumismo natalizio agevolato dall’innalzamento del tetto al contante.
L’accordo politico fatto in tutta fretta ieri 10 novembre per rinnovare la parte salariale fissa non aggiunge risorse, se non per la Scuola, e si limita a distribuire quelle che erano già state indicate.
Appare evidente la totale inutilità dei sindacati trattanti dell’Università, subordinati ai settori della Scuola e della Ricerca ed incapaci di far emergere le necessità del settore.
Questa scelta è l’ennesima dimostrazione di quanto sosteniamo da tempo: nel comparto Istruzione e Ricerca la Scuola detta tempi e modalità mentre gli altri lavoratori possono solo adeguarsi.
- Questo atteggiamento dimostra che avere inserito l’Università e la Ricerca nel compartone con la Scuola è inaccettabile, perché non permette di affrontare adeguatamente le molte problematiche dell’Università.
- Sembrano essere passati nel dimenticatoio i 50 milioni di euro, destinati nella finanziaria 2022 per sanare almeno in parte l’inconsistenza del salario del Personale Tecnico-amministrativo e bibliotecario (T.A.B.) dell’Università, settore che resta la categoria del Pubblico Impiego meno retribuita. Ancora non è stato emanato il decreto ministeriale che dovrebbe indicare le modalità di erogazione di queste risorse, previste nella finanziaria 2022 e già assegnate ai singoli Atenei. Non vorremmo, inoltre, che con criteri di stampo aziendalistico vadano a compensare ulteriori categorie di lavoratori precari, impiegati negli Atenei nei progetti in ambito PNRR;
- Una volta distribuito il contentino, resta la parte normativa che potrà essere fatta in silenzio e potrebbe nascondere la perdita di diritti e di garanzie per tutti i lavoratori, invece di affrontare i problemi reali, quali il sotto-inquadramento e le carenze di organico del Personale Tecnico-Amministrativo e Bibliotecario dell’Università.
USB P.I. denuncia questo atteggiamento del nuovo Governo che ripete quello dei precedenti governi: non sono accettabili le elemosine salariali. Il personale universitario ha diritto a un reale recupero del potere d’acquisto dei salari, fermi dopo anni di blocchi salariali e ritardati rinnovi contrattuali. Operazioni che vedono l’avallo dei sindacati concertativi firmatari del CCNL.
È sempre più importante agire per rivendicare una maggiore attenzione ai diritti del Personale universitario lo SCIOPERO GENERALE del 2 DICEMBRE dovrà vedere i Lavoratori dell’Università in prima fila in piazza per rivendicare che le manovre finanziarie governative, invece di aumentare le spese militari o di dare bonus una tantum, riconoscano salari dignitosi e condizioni di lavoro accettabili anche per il personale dell’Università.
USB Università