SIENA. DIPINT: ORA SI PASSA ALLA CASSA MA COSA ABBIAMO CEDUTO?

Siena -

DIPINT: ORA SI PASSA ALLA CASSA MA COSA ABBIAMO CEDUTO?

Il 18 ottobre è stato approvato in via definitiva, in CdA, il testo del protocollo di istituzione del DIPINT, a questo link trovate il testo: PROTOCOLLO DIPINT FIRENZE Al momento della firma come si può leggere all’articolo 9 si ricevono € 2,4 milioni di euro, cioè il 30% dell’importo da erogare, un altro 40% verrà trasferito al momento dell’approvazione dei regolamenti attuativi e della definitiva strutturazione del dipartimento.

Di fatto, per ora, si può dire che l’Ateneo ha approvato un accordo che ci permette di mettere in bilancio quasi  8 milioni di euro, ma in cambio di cosa? Qualcuno è realmente sicuro di quello che si sta andando a realizzare?

La Direzione Amministrativa stessa ha delineato una serie di idee, ammettendo che il DIPINT è tutto da costruire. Per la USB diventa necessario che questa definizione avvenga nel modo più condiviso possibile.

Chiediamo: un calendario di incontri con i vertici dell’Ateneo e dell’AOUS per definire il contenuto dei regolamenti e quali siano le modalità di accesso e lavoro nel DIPINT del personale universitario.

Dal testo del protocollo risulta che la posizione del personale universitario nel DIPINT non è affatto chiara. Va chiarito se chi andrà a lavorare nel DIPINT sarà convenzionato oppure no, tutto questo non è scritto nel protocollo ma andrà delineato, come recita l’articolo 5, nel regolamento di funzionamento del DIPINT. Per questo diventa ancora più importante che alla stesura del regolamento partecipino anche la RSU e le OO.SS.

Abbiamo più volte parlato di liste con nomi di colleghi che sarebbero inseriti nel DIPINT. Abbiamo appurato che stiamo già arrivando ad una “terza lista” di personale che dovrebbe essere inserito funzionalmente nel DIPINT. Vi sono, infatti, in queste settimane persone che vogliono essere depennate dal DIPINT e persone che vi vogliono entrare, il tutto si svolge tramite canali non propriamente chiari di confronto con i vertici dell’Ateneo, sono i soliti vecchi canali informali che potremmo dire hanno affossato questo Ateneo. La USB chiede chiarezza e  trasparenza da parte dei vertici dell’Ateneo.

Si parla spesso di piani attuativi e di programmazione nel protocollo. Rileviamo che l’importanza di questa programmazione è evidente a chi lavora in AOUS.

Infatti, già oggi, chi lavora in Azienda, che sia convenzionato oppure no, sa che attraverso i piani attuativi si dovrebbero esplicitare anche le scelte in merito all’utilizzo del personale universitario. Ad oggi esiste il piano attuativo ospedaliero 2011-2015 (PAO), ed è in corso di scrittura il piano annuale di attività (PAA). Ad oggi, però, le OO.SS. non vengono coinvolte nella sua redazione e neppure in un confronto sulle sue conseguenze sulle unità di personale universitario che lavorano nell’AOUS.

Nei documenti sopracitati si parla di attivazione o disattivazione di unità operative senza minimamente chiarire cosa succede al personale delle unità operative disattivate. La chiarezza in merito ai fabbisogni di personale universitario da convenzionare è pari a zero. Anzi sembra sempre più evidente che spesso sia dettato dalla presenza o meno di un docente “forte”. Tutto questo deve finire. Il personale viene convenzionato perché fa assistenza e ha una professionalità che serve. Dobbiamo ribadire questo concetto perché ancora, a distanza di un anno, siamo in attesa di avere un confronto con i vertici dell’Azienda per avere un quadro dei fabbisogni di personale universitario da convenzionare. Troppo spesso il convenzionamento o lo s-convenzionamento è senza riscontro e appare arbitrario.

La realtà della programmazione esistente non fa ben sperare per quella del DIPINT, ma confidiamo che si voglia imparare dal presente per costruire un integrazione diversa.

Nel protocollo si vede che abbiamo avviato un’ integrazione sulla ricerca e sulla didattica. Possiamo dire che sulla didattica c’è molta confusione. Si parla in alcuni punti di alta formazione, in altri di didattica in generale. Dovrebbero essere i docenti a preoccuparsi di quello che è stato integrato in questo protocollo e di come verrà integrato. Di certo quello a cui assistiamo è un forte spostamento della natura della ricerca e della didattica universitaria verso interessi diversi, a volte al limite della mission dell’Ateneo: sostenere una ricerca ed una cultura libera. Una cosa è sostenere l’interesse della Regione nella formazione di futuri dottori e professionisti sanitari. Si assiste, però, alla possibilità che gli interessi di aziende e privati tramite la Regione possano indirizzare la ricerca e la didattica per interessi che non sono propri di una pubblica amministrazione (art. 2).

La verità è che da qualsiasi parte si guardi il DIPINT nessuno ha certezze, ma mentre a Firenze ci si confronta sulla questione sui tavoli sindacali e tutte le sigle chiedono e pretendono, qui a Siena i confronti sono pochi, lacunosi e non tutti vogliono vedere che c’è bisogno di interventi forti sulla questione. La favola che per prima cosa dobbiamo gioire per gli 8 milioni non può bastare, chi fa sindacato, o si preoccupa di rappresentare il personale tecnico amministrativo, deve sempre tenere presente che anche nei momenti di difficoltà vanno tutelati i diritti. Non possiamo cedere solo perché abbiamo bisogno di soldi.

Speriamo che sia chiaro anche ai vertici dell’Ateneo che, noi non possiamo cedere sui diritti, ma loro non possono cedere sulla difesa dell’autonomia e del ruolo dell’Università di Siena.