VITERBO: AUMENTI TROPPI ALTI NEL P.I. ? RdB RISPONDE A CONFARTIGIANATO
Ammonta a 1.280 Euro l’attuale retribuzione media di un dipendente pubblico. Sarebbe questo, secondo il settore studi di confartigianato, lo stipendio aumentato più del 47% dal 2000 al 2007?
In una cosa siamo d’accordo: l’Italia si distingue sempre rispetto all’Europa ma in questo caso per la povertà dei salari sia del settore pubblico che del settore privato, è l’ OCSE che ci informa che sono i più bassi nei 15 paesi dell’Europa, ma sono anche indietro rispetto agli Stati Uniti ed alla Corea, In breve nell’ambito OCSE, i salari italiani sono al ventiduesimo o al ventitreesimo posto a seconda che si consideri il salario lordo o quello netto, ancora più grave è il dato se si paragona all’effettivo potere d’acquisto.
La verità è che in Italia esiste una grave emergenza salariale di tutto il mondo del lavoro dipendente sia pubblico che privato e le famiglie lo sanno bene, lo avevamo già denunciato in precedenza che la campagna mediatica portata avanti da alcune categorie, in particolare del mondo imprenditoriale, si prefigge lo scopo di creare nuove guerre tra poveri nella logica del dividi et impera; guerre tra dipendenti privati e pubblici, tra lavoratori e disoccupati, tra precari e stabili, facendo passare per privilegi il diritto ad un salario dignitoso, al lavoro a tempo indeterminato, alla cura e alla salute e questa ne è una palese testimonianza.
Questo attacco così duro al pubblico impiego non è affatto casuale, è chiaro che se verranno abbattuti i diritti anche in questo settore che rappresenta il traino per il mondo del lavoro dipendente, allora i datori di lavoro non saranno tenuti a rispettare più alcuna regola e i lavoratori saranno carne da macello.
La forte destrutturazione del pubblico impiego che si sta attuando tramite chiusure di uffici e privatizzazioni di servizi, porterà inevitabilmente ad una società di padroni e servi in cui neanche il privato cittadino potrà rivendicare i propri diritti in uno Stato che non c’è.
Se, comunque, vogliamo ancora confrontarci sui dati, cominciamo per una volta da quelli di manager, banchieri e imprenditori.