Firmato il rinnovo CCNL Istruzione e Ricerca 2022-2024
Il CCNL 2022–2024, scaduto da 1 anno, è assolutamente inadeguato. Un CCNL limitato alla parte economica, nato vecchio e con briciole di aumento.
Ci meritiamo di essere trattati così? USB dice NO!!
Ieri, 5 novembre, è stata siglata l’ipotesi del CCNL 2022-2024 comparto Istruzione e Ricerca da Cisl, Uil, Snals, FGU Gilda e Anief.
Il contratto firmato prevede un aumento medio mensile pari al 5,78%, a fronte di una inflazione reale di quasi il 18% nel periodo 2022 - 2024, con una riduzione di 12% punti percentuali delle retribuzioni del Personale delle Università
Si tratta di aumenti medi lordi mensili di 130 euro, e a partire solo dall’1.01.2024 che, con l’indennità di vacanza contrattuale, sono già in gran parte nella busta paga del personale.
Un anno di aumento per un triennio contrattuale scaduto!
In sostanza, con questo contratto in busta paga ci saranno in media solo 40 euro lordi!
Per USB i rinnovi contrattuali sono uno strumento di dignità che, con l’adeguamento delle retribuzioni, dovrebbe garantire ai lavoratori un trattamento normativo ed economico equo e uniforme, invece il personale dell’Università continua ad avere gli stipendi più bassi della Pubblica Amministrazione. Previste disparità sul piano economico pure all’interno del comparto, giacché solo per la Scuola è stabilito un compenso una tantum.
La situazione è anche peggiore di quanto appare, perché non ci stanno solo impoverendo economicamente, ma anche nei diritti.
In proposito, è incomprensibile il rinvio al prossimo rinnovo della parte normativa del CCNL, fatto che certifica ancora una volta il fallimento del comparto Istruzione e Ricerca, perché è la Scuola che conta con il suo milione di dipendenti. In tutti gli altri comparti, anche in quello degli Enti Locali firmato il giorno prima, la parte giuridica è stata trattata e compresa nei contratti che, ormai, seguono uno schema uniformato.
Di conseguenza, con questo contratto al personale dell’Università è stata negata la possibilità di prorogare la scadenza delle progressioni verticali con la deroga del titolo fissata a giugno 2026 dal precedente contratto, il riconoscimento del buono pasto nello smart working e altre migliorie, seppur piccole, come per la professionalità e il welfare.
Pertanto, Governo e Sindacati NON si sono impegnati a scrivere quelle regole, che andavano già rispettate per il rinnovo dei precedenti CCNL, e non hanno ancora affrontato il vero problema dei salari del personale dell’Università.
Questo nuovo CCNL non serve ai lavoratori e alle lavoratrici, serve solo ai politici per le loro passerelle mediatiche per alimentare una falsa narrativa per cui questo è il governo dell'efficienza e del fare.
USB dice NO a questa ipocrisia e insiste a chiedere aumenti stipendiali del 18 % in linea con l'attuale inflazione e rispetto dei diritti per i lavoratori e lavoratrici.
Al fine di ottenere le risorse necessarie a riportare i salari ad un livello dignitoso, per migliorare negli Atenei la condizione del personale, per una migliore Università pubblica, ribadiamo con forza la nostra piattaforma:
- stanziamento di risorse adeguate per il rinnovo contrattuale a fronte di una inflazione reale quasi al 18% (aumento che dovrebbe essere di circa 360 euro mensili);
- abolizione del tetto del fondo accessorio di ateneo;
- finanziamento delle indennità organizzative degli atenei da fondi diversi dal fondo accessorio;
- eliminazione della previsione della “premialità” solo per una parte del personale tecnico amministrativo e bibliotecario, ed eliminazione della performance individuale;
- riconoscimento del buono pasto anche in smart-working;
- proroga delle modalità di avanzamento di carriera in deroga ai titoli di studio;
- semplificazione delle procedure per l’attribuzione dei differenziali economici;
- rafforzamento delle relazioni sindacali, riportando alla contrattazione le materie sottratte, facendo sì che tutti i regolamenti che riguardano le retribuzioni siano oggetto di confronto e non di informazione.
Le politiche di austerità dei salari del Governo a favore del riarmo e i ritardi nei rinnovi contrattuali hanno causato, con la complicità dei sindacati firmatari, la forte caduta del salario reale e dei diritti del personale dell’Università.
Riprendendo lo slogan “Blocchiamo tutto”, USB rivendica la “mobilitazione” come metodo per contrastare queste politiche di distruzione del Paese: basta lamentarsi, non seduti ai tavoli, ma scendere in piazza manifestando per chiedere condizioni di vita dignitose e non di sopravvivenza.
USB PI – Università