Argomento:

RdB: UN LICENZIAMENTO SCANDALOSO !!

Palermo -

All’articolo del giornalista Antonello Caporale apparso sul quotidiano on line de “La Repubblica” e al nostro primo volantino diffuso in tutti gli atenei italiani, entrambi relativi al licenziamento della collega palermitana “rea”, a giudizio dell’Università di Palermo, di aver pubblicato la notizia di indagini relative a presunti concorsi truccati a carico di due docenti dell’ateneo siciliano sul suo giornale on line “Ateneo Palermitano” - rintracciabile in rete all’indirizzo www.ateneopalermitano.it e per nulla collegato all’Università di Palermo, come erroneamente avevamo riportato sul primo volantino - ha fatto seguito una nota di precisazione del Rettore Giuseppe Silvestri.

La replica rettorale è arrivata, oltre che a noi scriventi, allo stesso articolista di Repubblica che ha “illuminato” con la potenza dei grandi media il caso di licenziamento.

Di seguito riportiamo la lettera in versione integrale a firma del Rettore Silvestri con il commento del giornalista di Repubblica, Antonello Caporale.

Condividiamo le osservazioni di Caporale ed evitiamo, dunque, di aggiungere inutili parole sulla lettera del Rettore. 

 

Le vere contestazioni.

Riteniamo comunque utile pubblicare sul nostro sito www.universita.rdbcub.it la lettera di vera contestazione notificata alla collega Patanè che dimostra quanto sia pretestuosa quella giunta ora, dopo la pubblicazione del fattaccio, ed alla quale fa riferimento lo stesso giornalista Antonello Caporale per sostanziare le sue osservazioni.

 

Tentativo di scuse in extremis…?

Probabilmente il Rettore si è già reso conto di essere scivolato sulla classica buccia di banana. Dunque, se la sua ultima lettera (quella qui sotto riportata) fosse, a suo modo, un maldestro tentativo di riparare al danno, nonostante persista in un atteggiamento illecitamente censorio che continuiamo a condannare, si potrebbe comunque anche gradire un suo eventuale ripensamento che ci pare di poter scorgere tra le righe del documento da lui inviato ai media.

 

Ma solo se ciò dovesse condurre, e rapidamente, ad un pieno reintegro nelle funzioni e nei ruoli della collega. 

 

Al momento, in assenza di espliciti atti di ravvedimento da parte dell’Università di Palermo, continuiamo a sostenere la causa della collega Francesca Patanè, nelle forme che ella riterrà più opportune, ed invitiamo tutte le colleghe ed i colleghi universitari, docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo e studenti di ogni ateneo ad inviare un messaggio di disapprovazione al Rettore Silvestri in cui si chiede il ritiro immediato di ogni provvedimento di eventuale licenziamento e qualsivoglia azione disciplinare.

Crediamo, inoltre, sia giusto che il Rettore chieda formali e pubbliche scuse alla collega per il grave stato di disagio a cui è tuttora sottoposta e per la lesione della sua dignità individuale e professionale che si associa a quella ben più generale della libertà di espressione garantita a ciascun cittadino dalla nostra Costituzione. 

Da “ La Repubblica”, on line

Polemica sulla vicenda della dipendente segnalata nella rubrica “Piccola Italia” del 3 aprile.

L’Ateneo: “Ecco le contestazioni”.

Università, il caso della funzionaria. Risponde il rettore di Palermo.

In relazione all’articolo firmato da Antonello Caporale, desidero precisare quanto segue:

a. La Signora Patanè da anni, senza l'autorizzazione prescritta per i dipendenti pubblici, è titolare di un sito informatico al cui interno sono reperibili informazioni e vengono offerti servizi, intitolato “Ateneo palermitano”, al cui interno è consultabile il periodico informatico “Edizioni Steri”. Alla Signora Patanè è stato contestato il fatto che una denominazione di questo genere avrebbe indotto in errore gli utenti, che avrebbero potuto, come in effetti succede, ritenere che il sito rappresenti ufficialmente l'Ateneo, tanto più che "Ateneo palermitano" era fino a due anni fa la testata ufficiale di questa Università, regolarmente  registrata presso il Tribunale, e che Steri è il nome del palazzo sede del rettorato.

b. L'Ateneo ha chiesto in passato (luglio 2003) che la redazione fosse obbligata a cambiare nome al sito, vista l’ambiguità della denominazione, fino ad ora senza esito.

c. La contestazione specifica dell'Ateneo nei riguardi di uno degli articoli firmati dalla Signora Patanè si riferisce alla parte in cui si ipotizzano, a priori e senza alcuna documentazione, illeciti nei concorsi per le assunzioni del personale, e non, come è stato riportato, i passi riguardanti la vicenda giudiziaria, tuttora in corso, di due docenti, già in precedenza ampiamente riportata dalla stampa e sulla quale questa Università

attende serenamente il giudizio della magistratura.

d. Se le denunce fossero state circostanziate e avessero fatto riferimento a fatti certi, non avrei avuto esitazioni a fare anche in questo caso quello che ho già fatto in tante altre occasioni: mandare alla Procura della Repubblica gli atti senza indugio.

e. L'amministrazione aveva il dovere di aprire un procedimento disciplinare, nel momento in cui un dipendente da un lato utilizza senza alcuna autorizzazione una testata che genera confusione nell'utenza, dall'altro denuncia in modo generico, e pregiudizievole del buon nome dell’Ateneo, presunte irregolarità delle procedure selettive.

f. Non è stato deciso alcun licenziamento, è stato solo avviato un procedimento, con tutte le garanzie di legge, alla presenza del legale della Signora Patanè, e se le ragioni della stessa Signora verranno ritenute valide non si procederà ulteriormente. Spero che queste precisazioni abbiano chiarito le posizioni dell’amministrazione, e la mia personale, che sono improntate al massimo rigore nel rispetto delle norme che regolano i rapporti di lavoro.

Ribadisco infine che questa amministrazione ha sempre avuto il massimo rispetto per le opinioni, anche le

più critiche, che vengono manifestate sia all'interno che all'esterno dell'Ateneo.

Il Rettore dell’Università di Palermo.                   Giuseppe Silvestri.

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L'Università di Palermo, nella lettera di incolpazione, ha riassunto i motivi che sostenevano la grave decisione di interrompere il rapporto di lavoro con la sua dipendente. Il provvedimento citato fondava la premessa riferendola al contenuto dell'articolo pubblicato a firma della sua dipendente Francesca Patanè. L'oggetto di detto articolo era, nella sua massima prevalenza, dedicato alle inchieste riguardanti

 due docenti dell'ateneo palermitano.

"Repubblica" ha verificato che:

a) le notizie pubblicate corrispondevano a verità;

b) che esisteva un rapporto temporale causa-effetto tra la notizia resa pubblica e l'inizio dell'iter di licenziamento

c) che il sito web è autorizzato dal Tribunale e in attività, con edizioni regolari, dal 2001;

d) che l'università volesse effettivamente dar corso al licenziamento (e infatti nell'articolo si è utilizzato il

verbo al futuro "verrà" licenziata).

L'articolo ha preso corpo dalle premesse citate, limitando la sua attenzione esclusivamente alla sostanza

dei fatti narrati e conosciuti.

Il Rettore illustra, nella sua cortese nota, altre e - a suo giudizio - decisive motivazioni che hanno spinto

l'Ateneo a dar corso al provvedimento disciplinare. Resta inspiegabile però che questi motivi non siano stati riferiti, come  pure sarebbe dovuto essere, nel capo di incolpazione.

Per consolidata dottrina ogni provvedimento disciplinare deve contenere, per estratto esauriente, nella

premessa i fatti contestati, illustrando, se è il caso, l'arco temporale in cui essi sarebbero stati compiuti. Riferendo altresì ogni eventuale passata contestazione, sia essa verbale o scritta, e la sanzione decisa.
Non si è mai visto un provvedimento di incolpazione che nella sostanza cela i motivi veri e devia l'attenzione su altri.

(Antonello Caporale)                    (4 aprile 2006)