Lavoratori e Studenti Uniti rendono nervoso il potere.

IL NERVOSISMO DELLA MINISTRA PER IL RISVEGLIO DEL MONDO ACCADEMICO: BERNINI NOI TI SFIDUCIAMO!

 

Roma -

L’anno accademico si è aperto sotto i peggiori auspici: agli atavici problemi che affliggono il sistema universitario italiano, di cui gli studenti sono i primi a farne le spese, si sovrappongono le posizioni irricevibili della Ministra Bernini in merito alle mobilitazioni che attraversano gli Atenei a sostegno della missione umanitaria internazionale della Global Sumud Flotilla, della Palestina e contro le complici ambiguità del Governo  e delle nostre istituzioni nei confronti delle Stato di Israele.

Centinaia di studenti, raccogliendo l’appello dei portuali di Genova, e in accordo con lo spirito della giornata di mobilitazione del 22 settembre che ha visto confluire una moltitudine di soggetti accomunati dall’orrore per il genocidio dei gazawi, si sono uniti nella costruzione di un percorso di mobilitazione per mezzo di presidi permanenti. 

Nelle ultime ore la Ministra Bernini è intervenuta prima alla Camera dei deputati e poi nel salottino televisivo di Del Debbio dove, su sollecito del Prof. Della Loggia, è stata evocata una presunta acquiescenza dei Rettori rispetto alle mobilitazioni che agitano gli Atenei e quindi una più ferma di posizione da parte dell’esecutivo.

La derubricazione dei fermenti studenteschi a una mera questione di ordine pubblico rappresenta non solo uno dei tanti segnali di recente nervosismo che agitano gli inquilini di Palazzo Chigi, ma anche una modalità di normalizzazione in chiave autoritaria dei movimenti studenteschi tanto sul versante accademico quanto su quello giudiziario. Ci sembra inoltre che la questione di ordine pubblico sia solo il pretesto per non entrare nel merito delle istanze a cui sarebbe doveroso dare delle risposte e non ignorarle come stiamo vedendo. 

La Ministra vorrebbe lasciare intendere che le università sono luoghi in balia di piccoli manipoli di violenti, i quali metterebbero in atto azioni tese a compromettere il diritto allo studio degli universitari nuocendo così alla sicurezza di docenti e lavoratori. Che il diritto allo studio sia stato in grande misura compromesso nel corso degli anni è un dato che non sfugge a nessuno, ma per ragioni che nulla hanno a che vedere con le mobilitazioni in corso. Occorrerebbe, al contrario, chiamare in causa le politiche in materia di sistema universitario condotte negli ultimi quindici anni da governi di ogni coloro, a partire da quelli di cui ha fatto parte, direttamente o indirettamente, anche la Prof.ssa Bernini.

A fronte del tentativo di creare una frattura tra gli studenti, i docenti e i lavoratori e davanti ai primi provvedimenti repressivi, tra cui quello del rettore Delfino di UniGe che ha denunciato gli studenti in mobilitazione e a cui la Bernini ha espresso solidarietà e sostegno, è nostro intendimento fornire una risposta inquadrando meglio il contesto in cui ci sta muovendo.

Negli ultimi due anni la violenza terroristica dello stato israeliano, il genocidio del popolo palestinese e la sua resistenza hanno scosso tutto il mondo accademico, dagli studenti ai docenti, passando per il personale TAB e i ricercatori, che, attraverso svariati percorsi, si sono mobilitati contro la complicità degli atenei con Israele e il complesso militare-industriale, ottenendo nel corso degli anni non trascurabili vittorie sul piano del boicottaggio accademico.

In queste prime settimane, la preparazione e la partenza della Global Sumud Flotilla, accanto alla totale complicità del governo Meloni con Israele, a cui è garantita la più totale impunità, ha riattivato in tutto il paese un sentimento tanto di solidarietà quanto di indignazione, che ha dato una spinta decisiva alla mobilitazione sociale. Con l’esempio dei lavoratori portuali, anche nelle università ci siamo subito organizzati all’insegna dello slogan “dai porti agli atenei: blocchiamo tutto!”. Negli atenei abbiamo costruito presidi permanenti per raccogliere e organizzare la rabbia generalizzata di fronte ai ripetuti attacchi ai danni della Flotilla, organizzato assemblee sindacali per discutere con i lavoratori universitari e abbiamo creato momenti di convergenza fra tutte le componenti accademiche, con lezioni tenute dai docenti presso i presidi permanenti, assemblee e iniziative comuni. In breve, abbiamo praticato la democrazia dal basso. Un esercizio cui ci si stava disabituando nel nostro paese, ed è in parte anche comprensibile lo stupore ministeriale e governativo.

Le partecipate mobilitazioni costruite all’interno delle università, inoltre, hanno saputo ottenere importanti vittorie, dalla Statale di Milano a Roma Tre, con avanzamenti importanti sul piano dell’interruzione degli accordi.

Ma il dato più rilevante, che smaschera il nervosismo della Ministra, è rappresentato dalla riuscita dello sciopero generale del 22 settembre che ha bloccato il paese con uno sciopero socialmente e spazialmente diffuso (oltre 80 piazze!). I blocchi universitari hanno raccolto davanti agli atenei grandissimi preconcentramenti di studenti, docenti, ricercatori e amministrativi che si sono uniti alle piazze cittadine.
Le università si sono svuotate: centinaia di docenti hanno annullato le lezioni, moltissimi servizi, tra cui segreterie e biblioteche, sono rimasti chiusi per l’adesione allora sciopero del personale TAB e migliaia di studenti hanno scioperato. Insomma, per buona pace della Bernini e della sua volontà di raccontarci come un manipolo di violenti, quello che si va consumando realmente nelle università ci parla di un clima di fermento e mobilitazione allargato e condiviso per manifestare solidarietà e sostegno attivo alla Palestina e la condanna morale e politica dello Stato di Israele. Diverse anche le occupazioni in giro per l’Italia, da Lettere in Sapienza, passando per il rettorato di UniGe, fino a Giurisprudenza a Bologna.

Di fronte alla minaccia repressiva invitiamo tutta la comunità accademica e chiunque si senta coinvolto  ad allargare la mobilitazione. Mandiamo un segnale alla Ministra: non abbiamo intenzione di fermarci. Le facciamo sapere che non ci rappresenta e non ha la nostra fiducia: è ora per lei di andare a casa!

DAI PORTI AGLI ATENEI, STUDENTI E LAVORATORI UNITI AL FIANCO DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA, DELLA PALESTINA E PER LA ROTTURA CON IL SIONISMO.

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